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Rai, approvata riforma Tg. Redazioni “miste” e risparmi per 70 milioni

di Raffaele Sardella27 Febbraio 2015
27 Febbraio 2015

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E’ una vera e propria rivoluzione quella iniziata in questi giorni dietro le quinte dell’informazione della Rai che, come annuncia il direttore generale Luigi Gubitosi, “consiste in una grande semplificazione che permetterà di risparmiare 70 milioni l’anno dando maggiore qualità e servizi agli utenti.”          Il piano, approvato dal cda con cinque voti a favore e tre contrari, prevede che le redazioni di Tg1, Tg2 e Rai Parlamento convergano in un unico staff  (o newsroom, per usare il gergo inglese) chiamato Rai Informazione 1. Lo stesso succederà, una volta conclusa la digitalizzazione delle sedi, per Tgr, RaiNews e Tgr, fuse insieme nella newsroom Rai Informazione 2.

Se dalla poltrona di casa i telespettatori non noteranno grandi differenze (ogni rete conserverà il suo notiziario con relativo marchio), saranno invece le poltrone dei dirigenti a tremare: gli attuali 32 vice-direttori (di cui 29 “nominati”) verranno ridotti a 12 entro luglio, con la novità che le candidature saranno trasparenti ed aperte a tutti, interni ed esterni.“Dopo 35 anni finalmente si riesce a Cambiare” è stato il commento di Gubitosi che, in realtà, è stato solo l’interprete di un piano concepito dalla Commissione di Vigilanza Rai e deliberato lo scorso 12 febbraio.

Cambierà anche il modo di garantire il pluralismo nei notiziari della tv di Stato. La matrice politica dei notiziari, dal momento che le redazioni saranno unificate, non sarà più “compartimentata” come una volta. Lo spettatore che, ad esempio, era abituato a ricevere dal Tg3 punti di vista più orientati a sinistra, una volta messe in atto le indicazioni della Vigilanza, riceverà un’informazione in cui “è rappresentata ogni posizione politica e culturale”.  Giornalisti più orientati a sinistra lavoreranno, insomma, gomito a gomito quelli di opposto orientamento.  Raccomandazione, questa, già ribadita da una sentenza del Consiglio di Stato rispolverata dal direttore dell’ufficio legale della Rai, Salvatore Lo Giudice. Scriveva la sentenza, in sintesi, che pluralismo non significa dare voce ai cattolici sul Tg1, ai conservatori sul Tg2 e ai progressisti sul Tg3.

Sono però in molti a chiedersi se questo “cosmopolitismo” editoriale non renderà più caotica l’informazione, invece di arricchirla. L’Usigrai ha già espresso il suo parere contrario. Secondo il comunicato del sindacato dei giornalisti Rai “la riforma è fatta per non cambiare, dal momento che non interviene su interventi chiave come l’informazione di rete, la presenza sul territorio e sul web.”

 

Raffaele Sardella

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