Lo storico accordo a Vienna, tra i Paesi dell’Opec e quelli che non fanno parte del cartello, sul taglio della produzione, ha fatto risalire il prezzo dell’oro nero. Le estrazioni dovrebbero calare di 1,8 milioni di barili al giorno. Negli ultimi due anni il prezzo al barile ha registrato forti oscillazioni: a metà 2014 toccò quota 115 dollari, per poi scendere ai recenti 30 come conseguenza dell’aumento di produzione mondiale. L’annuncio del taglio ha riportato ai massimi dell’estate 2015 il prezzo del greggio Wti, a 53,95 dollari al barile, invece il Brent si è per ora assestato 56,74 dollari. Alcuni analisti hanno osservato come la conseguenza negativa di questo rialzo potrebbe essere rappresentata dalla cosiddetta inflazione “cattiva”, ovvero quella scaturita dall’aumento del costo dell’energia. L’opposto dunque dell’inflazione “buona”, che scaturisce dalla crescita economica, da un incremento dei salari e quindi del reddito.
Petrolio in rialzo
ai massimi dal 2015
a 57 dollari al barile
12 Dicembre 201656