HomeCronaca Perugia, viaggio tra le notizie. «Qui da veri cronisti consumiamo ancora le suole delle scarpe»

Perugia, viaggio tra le notizie. «Qui da veri cronisti consumiamo ancora le suole delle scarpe»

di Marcello Gelardini07 Maggio 2012
07 Maggio 2012

Spesso sottovalutata, a volte bistrattata; l’informazione locale rimane però indispensabile per rendere visibili storie che, altrimenti, resterebbero ignorate. Scarsa visibilità al di fuori dei confini regionali e una platea di lettori piuttosto limitata; altro non può essere che passione allo stato puro.

Per capire come realmente si vive il giornalismo lontano dalle grandi città abbiamo perciò chiesto un parere ai diretti interessati.

E quale miglior luogo se non l’Umbria, una delle regioni più vitali da questo punto di vista. Una sorta di laboratorio giornalistico.

«L’informazione di provincia è quella più viva e, per certi versi, più difficile: c’è maggior controllo sulla veridicità da parte della gente; senza considerare l’effetto dirompente che una notizia ha su una piccola comunità». Ne è convinta Vanna Ugolini, una vita dedicata alla cronaca nera e giudiziaria nella redazione locale del Messaggero.

«Nei piccoli centri c’è ancora la possibilità di avere un contatto diretto con il territorio – proseguela Ugolini– mentre a livello nazionale molto lavoro è svolto dalle agenzie, in provincia è necessario muoversi sul territorio per avere notizie; potremmo  dire  che  qui  il  giornalismo si fa ancora consumando le suole delle scarpe».

Ma differente è anche l’impostazione del lavoro; ce lo conferma Luigi Palazzoni, anche lui con un lungo trascorso nella redazione regionale del Messaggero ed ora direttore editoriale del Giornale dell’Umbria, quotidiano orgogliosamente autoctono e dedicato quasi interamente alla cronaca locale.

«Nel piccolo giornale ognuno si occupa di tutto – afferma Palazzoni – e questo dà maggiore soddisfazione; ci si sente pienamente coinvolti in quello che accade vicino a noi».
Senza dimenticare il ruolo strategico che il cronista locale riveste per gli inviati delle grandi testate: «A differenza di quanto si possa pensare i rapporti sono ottimi – sottolinea in maniera decisa Palazzoni – c’è una forte collaborazione, anche perché la nostra conoscenza della zona ci rende indispensabili; non so se questo avviene per convenienza, ma il rispetto nei nostri confronti è massimo».

Non mancano naturalmente le difficoltà, dovute principalmente alla conoscenza diretta con le persone: «Mantenersi autonomi senza farsi condizionare da fonti a volte molto vicine è la cosa più difficile da gestire». È il parere della Ugolini (e condiviso un po’ da tutti); un prezzo da pagare tutto sommato ragionevole rispetto a quello che, a suo avviso, rimane un pregio tipico del giornalismo di provincia: «la possibilità di fare un lavoro continuativo su una comunità e vederne gli effetti e i risultati».

Come dire: non sempre la grande dimensione è sinonimo di qualità. Guai, quindi, a considerarli giornalisti “di serie B”.

Marcello Gelardini

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