“Pertini il combattente”. È il titolo del film documentario che uscirà nelle sale cinematografiche il 15 marzo.
Testimonianze, documenti e interviste per raccontare la vita del Presidente più amato dagli italiani. Capo di Stato fuori dagli schemi, amato dai giovani, giocatore di scopone, affezionato alla sua pipa e senza peli sulla lingua. Questo era Sandro Pertini. Un vero presidente rock, come l’avrebbe definito Adriano Celentano.
Tutto questo viene raccontato nel documentario tratto dal libro di Giancarlo De Cataldo “Il combattente – Come si diventa Pertini” (Rizzoli, 2014) e diretto a quattro mani con lo sceneggiatore Graziano Diana. Prodotto da Anele, in collaborazione con Altre Storie, Sky Cinema e Rai Cinema, il documentario verrà distribuito nelle sale da Altre Storie e poi dovrebbe avere una diffusione negli istituti scolastici di tutta Italia.
Nel film i momenti più significativi della vita di Pertini. Dalla celebre partita a carte in aereo, nel luglio 1982, con i giocatori della nazionale italiana vincitrice dei Mondiali, alle confessioni di Eugenio Scalfari sulle irruzioni del Presidente durante le riunioni di redazioni di Repubblica. Da Emma Bonino che, ricostruendo i giorni dell’ostruzionismo parlamentare alla legge sull’aborto, rievoca la scena di Pertini che per sostenerla, dopo ore di interventi, le porta un pezzo di cioccolata, alla tragica vicenda di Vermicino, in cui perse la vita Alfredino Rampi.
Tra le molte curiosità che saranno presenti, anche il monologo di Massimo Troisi, in risposta al discorso tv dove Pertini si infuriava verso chi aveva sottratto i soldi per i terremotati e ancora le immagini di un giovanissimo Maurizio Crozza, che lo interpreta nel film “Ci sarà un giorno” (Il giovane Pertini) di Franco Rossi. Infiniti i brani musicali dedicati al presidente rock. Tra questi Babbo Rock degli Skiantos, Sotto la pioggia di Venditti e L’italiano di Toto Cotugno.
“Mio padre era socialista – spiega Giancarlo De Cataldo – e mi faceva una testa così sui grandi nomi del pantheon del partito. Lui era uno di quei giovani che, nelle campagne pugliesi, andavano a parlare coi contadini per farli a votare Repubblica nel referendum del 1946. Questo film è così un tributo che paga il debito con le mie radici familiari”.