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Pericolo morbillo: il ritorno del virus che sembrava sconfitto

di Antonio Scali26 Febbraio 2018
26 Febbraio 2018

Il morbillo torna a fare paura. Nel 2017 sono stati 4991 i casi di contagio in Italia: un numero quasi pari a quello della Cina, che però ha circa un miliardo e mezzo di abitanti. Un’impennata preoccupante, che sembra confermarsi anche nei primi mesi del 2018. Solo a gennaio, infatti, il virus ha colpito altre 164 persone: già due i decessi a causa di conseguenti insufficienze respiratorie. A lanciare l’allarme è stata nei giorni scorsi la ministra della Salute Beatrice Lorenzin: “Purtroppo i dati non sono buoni. Questo ci fa capire come le battaglie per la sicurezza richiedono tempo”.

I dati – I numeri, in effetti, parlano chiaro. Rispetto al 2016, nel 2017 i contagi in Italia sono aumentati di quasi sei volte, secondo quanto riporta l’ultimo bollettino del Ministero della Salute: “Il 44,8% dei contagiati è stato ricoverato e un ulteriore 22% si è rivolto a un Pronto Soccorso. Sono stati segnalati — fa inoltre sapere il Ministero — quattro decessi, di cui tre bambini sotto i dieci anni di età (rispettivamente uno, sei e nove anni) e una persona di 41 anni, tutti non vaccinati. Nel 35,8% dei casi si sono verificate delle complicanze”.

Entrando più nello specifico, dai dati emerge che il 90% dei quasi 5000 episodi si è verificato in otto regioni: ben 1.699 casi nel Lazio, 787 in Lombardia, 629 in Piemonte, 425 in Sicilia, 370 in Toscana, 288 in Veneto, 173 in Abruzzo e infine 108 in Campania.

Il morbillo, però, non è un problema solo italiano. A livello europeo, infatti, i contagi sono quadruplicati, passando dai 5273 del 2016 ad oltre 20.000 dell’anno passato. Le vittime sono state ben 35, tanto da poter parlare di fatto di un’epidemia in corso. Il focolaio più vasto si è avuto in Romania, dove si sono registrati 5562 casi. L’Italia, con i suoi circa 5mila, è subito dietro. Al terzo posto l’Ucraina con 4767 contagiati. Una fotografia preoccupante – scattata dall’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – che testimonia quanto la malattia sia ancora diffusa.

Per questo è importante guardare ai dati con attenzione e capirne le cause. La motivazione principale di questo pericoloso boom è il calo costante del tasso di copertura vaccinale. L’Oms fissa infatti al 95% la soglia minima di sicurezza, la cosiddetta “immunità di gregge”, che potrebbe portare alla scomparsa della malattia. Si tratta, quindi, della percentuale che – se fosse raggiunta – proteggerebbe dal virus anche chi non è vaccinato. Al di sotto del 95%, invece, gli agenti patogeni continuano a circolare.

Le coperture vaccinali – Se nel 2013 la copertura in Italia della prima dose di vaccino contro il morbillo era al 90,35%, nel 2016 è scesa all’87,26%. Una percentuale che diventa ancor più bassa se si considera la dose successiva: 82,2% nel 2016, secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

C’è da dire che il morbillo ha storicamente un andamento ciclico, con dei picchi epidemici regolari. La sua incidenza, però, è notevolmente diminuita grazie alla diffusione delle campagne vaccinali. Per questo è fondamentale avvicinarsi il più possibile alla fatidica soglia del 95%. Vaccinando i più piccoli, inoltre, si proteggono anche gli adulti: il morbillo, infatti, se contratto in età avanzata, può presentare serie complicanze. Si va dalla diarrea e l’otite a gravi patologie come le insufficienze polmonari, che possono rivelarsi mortali: dal 2017 ad oggi, come detto, questa epidemia nel nostro Paese ha già stroncato sei persone.

Considerando altri virus, i dati sulle coperture vaccinali sono più rassicuranti. A giugno 2017 l’antidifterica ha raggiunto il 93,56% dei bambini entro i due anni di età. Il vaccino contro la polio il 93,33%, l’antitetanica il 93,72%, mentre quello contro l’epatite B il 92,98%. Si tratta delle quattro vaccinazioni che per decenni sono stati le uniche obbligatorie in Italia. Altre che invece erano soltanto consigliate presentano percentuali generalmente più basse. Oltre al morbillo, anche la rosolia e la parotite non vanno oltre una copertura dell’87,2%, e la varicella è ferma al 46%. Insomma, l’immunità di gregge resta un obiettivo lontano, anche perché nel corso degli anni queste percentuali si sono continuamente abbassate.

I dieci vaccini obbligatori – Le cose, però, potrebbero cambiare. Non è da escludere una svolta nel medio termine, dopo che l’estate scorsa una nuova legge in materia ha portato a dieci il numero dei vaccini obbligatori. Si tratta in particolare di quelli contro la polio, l’epatite B, la pertosse, la difterite, il tetano, l’emofilo B, il morbillo, la rosolia, la parotite e la varicella (quest’ultima solo per i nati nel 2017). Se non in regola con le vaccinazioni, i bambini non potranno essere iscritti a nidi e materne. Chi frequenta la scuola dell’obbligo, invece, potrà essere iscritto, ma rischia una sanzione fino a 500 euro. Prevista l’autocertificazione, con la quale un genitore potrà indicare tutte le vaccinazioni effettuate dal proprio bambino, quelle per cui ha ottenuto l’esonero dal medico e quelle per cui è stata presentata richiesta ma che non sono state ancora effettuate.

Anche la politica, dunque, sembra aver compreso che i vaccini sono una cosa seria. Si tratta dell’unico strumento a nostra disposizione se vogliamo evitare che il morbillo, o altri virus simili, tornino a farci paura.

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