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All’Auditorium della Conciliazione un convegno sugli aspetti filosofici del perdono. L’intervento del cardinale Ravasi

di Samantha De Martin24 Giugno 2014
24 Giugno 2014

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Il tema del perdono, esaminato alla luce dei poliedrici aspetti culturali, filosofici e giuridici, è stato al centro di un dibattito svoltosi ieri all’Auditorium della Conciliazione, promosso dalla Lumsa e dall’associazione Buonacultura, guidata da Valerio Toniolo.

“Il perdono non rappresenta un atto di buonismo, ma va oltre. Esso non elude la giustizia ma la trascende. E la riconciliazione è la grande rappresentazione del perdono che non è automatico, ma opera attraverso la grazia di Dio nella coscienza della persona”. Lo ha detto il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, intervenendo al convegno. Nel corso del dialogo intrattenuto con l’editorialista della Stampa Marcello Sorgi, il cardinale Ravasi ha sottolineato come il perdono trovi il punto di partenza “nel dialogo tra due persone, in cui una è del tutto consapevole della propria colpa”. Alla domanda posta da Sorgi, relativa alla possibilità dei mafiosi scomunicati dal Papa di potere essere perdonati, il cardinale Ravasi ha risposto che “lo scomunicato non lo è per sempre, ma può infrangere la scomunica quando si converte con convinzione”.

Il cardinale ha poi spiegato, con un racconto sufi, il compito della religione. Una persona, in un villaggio, vede passare un uomo a cavallo con una spada e le mani insanguinate. Poi vede alcuni cavalieri che lo inseguono per insegnargli la retta via, affinché non affondi più la spada. Simile al ruolo di questi cavalieri è quello della religione.

Il Rettore della Lumsa, Giuseppe Dalla Torre, ha sottolineato come alcuni ritengono che l’elemento della carità non possa entrare a inquinare il discorso giuridico e il perdono potrebbe, pertanto, portare a una violazione del sistema stesso. “La funzione giuridica della sanzione – ha detto il Rettore Dalla Torre – è quella di far ripercorrere il percorso che reintroduca chi ha sbagliato nell’ambito della società. E il perdono è un momento di questo percorso”. “In un’epoca come la nostra, nella quale si è perso il senso della gratuità – ha continuato il Rettore della LUMSA – parlare di per-dono significa suscitare la nostalgia per quei vincoli solidaristici, che rendono coesa e forte la società”.

Giuseppe Pignatone, Procuratore Capo della Repubblica di Roma, intervenendo alla tavola rotonda, ha parlato della “necessità dei collaboratori di giustizia, autori di una dichiarazione di ammissione delle proprie responsabilità”

“Il compito del pentimento permea l’attività dei magistrati” ha ribadito Luca Palamara, Sostituto Procuratore della Repubblica di Roma.

Alla seconda parte del dibattito, coordinato dalla giornalista del Corriere della Sera, Fiorenza Sarzanini, sono intervenuti anche Carlo Federico Grosso, Emerito di Diritto Penale dell’Università di Torino, Roberto Zannotti, associato di Diritto Penale alla Lumsa e Simonetta d’Alessandro, GIP Tribunale di Roma.

Samantha De Martin

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