Insegnanti di arte e letteratura, saldatori, agenti assicurativi e immobiliari, idraulici, meccanici, montatori, animatori turistici, ingegneri energetici, meccanici, chimici e petroliferi. Sono questi alcuni dei profili lavorativi più ricercati oggi dalle aziende e dalla pubblica amministrazione, ma anche tra i meno offerti dagli italiani.
Secondo il rapporto Excelsior Unioncamere la nostra economia soffre un crescente mismatch, cioè il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Tra 2017 e 2018 il gap tra quello che le aziende chiedono e ciò che i cittadini sono disposti a dare è cresciuto dal 21% al 26%. In questo modo rimangono scoperti circa un milione dei quattro milioni e mezzo di contratti programmati.
Lo stesso report prevede che nei prossimi cinque anni, dal 2019 al 2023, i posti di lavoro di cui l’economia italiana avrà bisogno oscilleranno tra i 2,7 e i 3 milioni (a seconda dell’Istituzione a cui si vuole credere, l’Fmi che prevede una crescita italiana vicino allo zero, o il nostro governo che prevede un +1% del Pil nel solo 2019). La maggior parte di queste occupazioni richieste sono sostitutive (tra i 2,3 e i 2,5 milioni): si tratta di chi va in pensione. Gli occupati aggiuntivi dovrebbero essere dunque tra i 374 e 559mila in tutto il quinquennio.
Nello stesso periodo cambierà il tipo di profilo lavorativo ricercato dalle aziende: nove volte su dieci serviranno competenze digitali e abilità qualificate. Si cercherà personale nel settore dei servizi (in particolare nei campi di salute e benessere, education e cultura, meccatronica e robotica, mobilità e logistica, energia), con circa 270-300mila posti dedicati a esperti nell’analisi dei dati, sicurezza informatica, intelligenza artificiale, analisi di mercato. Le lauree in assoluto più ricercate saranno ingegneria, medicina ed economia.