Non ci saranno più agevolazioni per le donne italiane e il loro accesso alla pensione. Da gennaio 2018 infatti, per effetto della legge Fornero scatterà l’unificazione dell’età pensionabile tra uomini e donne, stabilita a 66 anni e 7 mesi, con l’aumento di un anno per le dipendenti private. Unica eccezione: la possibilità della pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi di contributi, anziché che con 42 anni e 10 mesi come per gli uomini.
Si tratta al momento dell’età per l’accesso alla pensione più alta in Europa. Soglia per di più destinata a salire nel 2019 con il passaggio a 67 anni e l’adeguamento dell’età di vecchiaia con l’aspettativa di vita. Altro primato per il nostro Paese, considerando che in Germania il passaggio a 67 anni è previsto nel 2030, in Francia dopo il 2022 e nel Regno Unito nel 2028.
Non hanno tardato ad arrivare le polemiche delle organizzazioni sindacali, che chiedono di tenere conto della maternità e del lavoro di cura prestato dalle lavoratrici.
“La carriera lavorativa delle donne è molto penalizzata rispetto a quella degli uomini. È fondamentale che si trovino strumenti che riconoscano questa differenza”, ha affermato il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli. Mentre Domenico Proietti, segretario confederale Uil ha definito l’Italia “la maglia nera dell’Europa per l’accesso alla pensione”. Dichiarazioni alla vigilia dell’incontro tra Governo e sindacati previsto nel pomeriggio, in cui il ministro del Lavoro Giuliano Poletti porterà sul tavolo le questioni previdenziali.