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HomeEconomia Pensioni, allarme dell’Inps: “Rischio squilibri”

Pensioni, allarme dell'Inps
"Età media bassa
e importi troppo alti"

L'occupazione sale ma scende il potere

d'acquisto. Forti disparità di genere

di Sofiya Ruda25 Settembre 2024
25 Settembre 2024
Pensionati in attesa presso un ufficio INPS di Napoli in una immagine di archivio | Foto Ansa

Pensionati in attesa presso un ufficio INPS di Napoli in una immagine di archivio | Foto Ansa

ROMA – Il sistema delle pensioni è a rischio: l’Inps lancia l’allarme. Colpa di un’età media di uscita di 64,2 anni e di importi troppo generosi. È quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Istituto di previdenza. “Le previsioni Eurostat per l’Ue relative agli andamenti demografici – si legge – fanno presagire un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti, con rischi crescenti di squilibri per i sistemi previdenziali”.

Inps, sistema pensioni a rischio

Nel 2021 la spesa previdenziale italiana si è attestata al 16,3% del prodotto interno lordo a fronte di una media europea del 12,9%. La spesa pensionistica italiana è particolarmente elevata per due motivi principali. L’età effettiva di uscita dal lavoro è ancora relativamente bassa grazie alle misure che consentono l’anticipo pensionistico rispetto ai 67 previsti per la pensione di vecchiaia. Oltre a questo, gli importi sono superiori di quasi 14 punti rispetto alla media europea del rapporto tra l’ultima retribuzione e la pensione percepita.

L’occupazione cresce

Nel 2023 i lavoratori iscritti all’Inps con almeno una settimana di contributi sono stati 26,6 milioni, oltre 1,08 milioni in più del 2019. Si registrano 540mila lavoratori in aggiunta nati in Paesi extra Ue.

Perdita del potere d’acquisto

Nonostante il forte recupero dell’occupazione, sia in termini di unità che di intensità di lavoro, i redditi e le retribuzioni non sono aumentati abbastanza da compensare la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione. Secondo il Rapporto, i salari lordi sono aumentati del 6,8% mentre i prezzi sono saliti del 15-17%. Grazie agli interventi di decontribuzione, le retribuzioni nette sono aumentate del 10,4% tra il 2021 e il 2023.

Disparità di genere

È stato sottolineato come le donne continuino a essere svantaggiate sul lavoro, con disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro. Secondo il Rapporto, il reddito medio da pensione per gli uomini è superiore del 35% rispetto a quello delle donne. Con la nascita di un figlio, poi, sale la probabilità di uscita dal lavoro per la donna e si riduce per l’uomo.

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