PARIGI – “Signor Pelicot, lei è ritenuto colpevole per stupro aggravato sulla persona di Gisèle Pelicot”. Così Roger Arata, presidente della Corte criminale di Vaucluse ha posto fine al processo dello stupro di Mazan. Oltre a Dominique, condannato alla pena massima di 20 anni di reclusione, anche per gli altri 50 imputati, accusati di aver violentato la donna su invito del marito, il tribunale ha pronunciato pene da 2 a 15 anni di reclusione.
Per oltre un decennio, il principale imputato, che ora ha 72 anni, ha drogato la moglie e, approfittando del suo stato di incoscienza, l’ha violentata e ha reclutato sconosciuti per stuprarla a loro volta. Oltre delle violenze, l’uomo è stato ritenuto colpevole di aver raccolto immagini a loro insaputa della moglie e della figlia.
Il processo è stato condito da diverse dichiarazioni, anche paradossali. Tra queste, qualche giorno fa, quelle di Dominique che ha elogiato l’ex moglie: “Vorrei cominciare con il rendere omaggio al coraggio della mia ex moglie”, o quelle dei numerosi imputati riportate dal quotidiano Liberation: “Poiché il marito mi aveva dato il permesso, per me lei ha accettato”, “Pensavo solo al mio piacere” o “Se avessi dovuto violentare qualcuno non sarebbe stata una donna di 57 anni”.
Durante la durata del processo, Gisèle è diventata un’icona femminista, affrontando coraggiosmente un processo pubblico e aperto alla stampa. Lo ha fatto nonostante i terribili traumi con cui deve fare i conti, perché “la vergogna deve cambiare campo e nessun altra donna deve subire quello che ho subito io”. Oggi ad accoglierla in tribunale un grande applauso e il coro “Gisèle, Gisèle” scandito dalla folla venuta a sostenerla.
In ringraziamnto a Gisèle Pelicot si esprime anche la presidente dell’Assemblée Nationale, Yael Braun-Pivet che su X scrive: “Da ora grazie a lei il mondo non è più lo stesso”.