“The Shoah Party”. Questo il nome del gruppo WhatsApp, amministrato da due 15enni, in cui venivano pubblicati video pedopornografici, contenuti antisemiti, bestemmie e materiale che inneggiava a Mussolini e Hitler: nei messaggi simboli nazisti, inneggiamenti all’Isis, frasi choc contro migranti ed ebrei, per non parlare dei contenuti fotografici e video.
“In uno dei video ho visto due bambini, sotto i 10 anni, che avevano un rapporto sessuale. Nell’altro un incontro a tre tra due maschietti di circa 10 anni e una bambina coetanea. Le immagini erano indescrivibili. Non ci sono davvero parole adeguate per rendere l’orrore”, ha raccontato a La Stampa la madre, residente a Siena, di uno dei giovanissimi. L’unica che ha avuto il coraggio di far partire la denuncia nell’aprile scorso. Aveva provato ad avvertire altri genitori che conosceva ma, dichiara, “nessuno ha voluto denunciare. Non so se per vergogna o cos’altro. Mio figlio in questa vicenda risulta un testimone, non è indagato. Ma io comunque non mi sono fermata.”
Autorizzati dai pubblici ministeri, i militari si sono introdotti con l’inganno all’interno del gruppo social, riuscendo a convincere gli amministratori della loro affidabilità con un giochetto da hacker. Dopo oltre cinque mesi di indagini, si è poi risaliti agli amministratori del gruppo, quelli che lo hanno creato e alimentato, minorenni e maggiorenni, tutti residenti nella zona di Rivoli (Torino).
La Procura per i minori di Firenze ha indagato tutti per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, istigazione all’apologia di reato, incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali. Sono una trentina i ragazzi coinvolti negli accertamenti: fra loro una ventina hanno fra i 14 e i 17 anni, cinque sarebbero maggiorenni e altrettanti non imputabili perché sotto i 13 anni. Molti i minori che inconsapevolmente erano stati aggiunti alla chat e che, dopo essersi resi conto dei contenuti, hanno subito abbandonato il gruppo. Senza però denunciare.