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Pedofilia, linea dura del Papa: ex monsignore ai domiciliari in Vaticano

di Alessandro Testa24 Settembre 2014
24 Settembre 2014

POLAND COULD PROSECUTE RELIGOUS CHARGED OF PAEDOPHILIA IN DOMINICAN REPUBLICContinua la “rivoluzione” di Papa Francesco nei palazzi del Vaticano. Proseguendo con ancora maggiore energia la linea dura contro la pedofilia inaugurata dal suo predecessore Benedetto XVI, il pontefice argentino ha sostanzialmente dato mandato agli organi della giustizia vaticana di arrestare l’ex monsignore polacco Jozef Wesolowski, già nunzio apostolico nella Repubblica dominicana, accusato di abusi sessuali su minorenni durante lo svolgimento del suo incarico.

Ai domiciliari in Vaticano. Il fatto, che non ha precedenti, era stato preannunciato ieri sera dal Tg7 di Enrico Mentana e poi confermato dalla sala stampa vaticana. Come si legge nella nota ufficiale, il Promotore di Giustizia della Città del Vaticano ha convocato Wesołowski e gli ha notificato «un provvedimento restrittivo che, alla luce della situazione sanitaria dell’imputato, comprovata dalla documentazione medica, consiste negli arresti domiciliari, con le correlate limitazioni, in locali all’interno dello Stato della Città del Vaticano».

L’inchiesta. I fatti si sarebbero svolti tra il 2008 e l’agosto 2013, quando, scoppiato lo scandalo, Papa Francesco aveva immediatamente rimosso il suo ambasciatore, richiamandolo a Roma. Contro l’ex nunzio anche la testimonianza di un suo collaboratore, che ha riferito alle autorità di Santo Domingo di avergli procurato giovani per rapporti sessuali. Della vicenda si era occupato anche un comitato Onu per i diritti umani, che aveva chiesto al Vaticano «di garantire indagini immediate e imparziali» sulla condotta all’estero del suo ex diplomatico. Proprio l’incarico a suo tempo svolto da Wesołowski, che comporta l’acquisizione automatica della cittadinanza vaticana, ha però consentito alla giustizia pontificia di aprire a sua volta, oltre al processo canonico – che in primo grado gli ha inflitto la pena massima della riduzione allo stato laicale ed è ora in attesa dell’appello – anche un secondo processo penale: «L’iniziativa assunta dagli organi giudiziari dello Stato – si legge ancora nella nota ufficiale – è conseguente alla volontà espressa del Papa, affinché un caso così grave e delicato venga affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni che fanno capo alla Santa Sede».

Alessandro Testa

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