ROMA – Non accenna a placarsi la guerra dei dazi che sta facendo tremare gli investitori di mezzo mondo. Ad attaccare oggi è la Cina: obiettivo Washington. Lo fa con tasse del 10-15% sui 14 miliardi di dollari di merci importate dagli Usa. Una mossa annunciata il 4 febbraio scorso in risposta alle tariffe aggiuntive del 10% introdotte dal presidente americano Donald Trump sugli acquisti da Pechino.
Quello sino-americano resta ancora una volta l’asse del conflitto più caldo, con le imposte cinesi che arrivano il giorno dopo le nuove provocazioni del tycoon. Nella giornata di ieri 9 febbraio l’inquilino della Casa Bianca ha detto di essere pronto ad annunciare, tra martedì e mercoledì, nuovi “dazi del 25% sull’acciaio e l’alluminio”. Lo ha riferito ad alcuni giornalisti presenti con lui sull’Air Force One.
Una strategia che riporta le lancette degli orologi indietro al 2018, quando The Donald mise per la prima volta nel mirino questi stessi prodotti. Se l’Euopra allora potè tirare un sospiro di sollievo grazie all’elezione di Joe Biden, oggi la situazione è più complicata. Nonostante le difficoltà la risposta dell’Ue alla minaccia americana è compatta. “L’Unione europea risponderà ai nuovi dazi in un’ora”, fa sapere il cancelliere tedesco Olaf Scholz. “Non c’è alcuna esitazione quando si tratta di difendere i nostri interessi”, fa eco il presidente Emmanuel Macron e il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot.
Tornando in patria, Trump ha deciso di scagliarsi anche contro i penny, le celebri monetine rosse americane. “Per troppo tempo gli Stati Uniti hanno coniato penny che ci sono costati letteralmente più di 2 centesimi”, ha scritto sul sociale Truth. “Questo è uno spreco. Ho ordinato al mio segretario del Tesoro di smettere di produrne di nuovi. Eliminiamo gli sprechi dal bilancio della nostra grande nazione”.