L’indipendenza di Taipei significa “la guerra” nello Stretto di Taiwan. Questa la posizione della Cina riferita dalla portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan del governo centrale, Zhu Fenglian. Parlando in conferenza stampa la portavoce ha auspicato che “i compatrioti dell’isola apprezzino la pace e si oppongano all’indipendenza di Taiwan, lavorando coi compatrioti sulla terraferma per promuovere il ritorno delle relazioni sulla via dello sviluppo pacifico”.
Parole che a meno di tre mesi dalle presidenziali taiwanesi mostrano l’innalzamento della tensione tra Pechino e William Lai, attuale vicepresidente e prossimo candidato del Partito democratico progressista, accusato di sposare la causa indipendentista. Lei infatti è data dai sondaggi in testa nella corsa presidenziale anche se con margini più ristretti pe via delle sue ultime osservazioni sull’emancipazione di Taiwan. Il candidato è accusato da Pechino di “fingere di difendere la pace”, ma di cercare invece “di raggiungere l’indipendenza attraverso la forza e la dipendenza dalle potenze straniere, affrontando al tempo stesso il dialogo e la cooperazione tra le due sponde dello Stretto, il che è del tutto ingannevole”.