Il Pd romano deve correre ai ripari. Perché “un partito cattivo, pericoloso e dannoso dove non c’è trasparenza e neppure attività” –come è emerso dal rapporto choc affidato a Fabrizio Barca, consegnato al commissario Pd Matteo Orfini – ma anche “vittima di correnti e clientelismo”, non deve essere accostato a quello della maggioranza di governo. L’ex ministro del governo Monti infatti, subito dopo i primi arresti per “Mafia Capitale”, aveva ricevuto l’incarico di mappare i 110 circoli democratici presenti in città, che ne sono usciti con le ossa rotte. Barca ha rilevato la presenza di tre schemi di partito: un Pd “cattivo e pericoloso”, quello “da 200 tessere in due ore”, quello “dormiente, con potenzialità ma poco aperto al territorio” e, ultimo ma non per importanza, un Pd “buono, che esprime progetti, ma a cui manca il metodo”.
E’ partita proprio dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, la decisione di azzerare il partito romano, “Renzi mi ha detto di andare avanti così, senza fare sconti a nessuno e di valorizzare la parte buona”, ha dichiarato Orfini al Messaggero. Pulizia totale quindi e, per il Commissario, “chi pensa che dopo la sfuriata si tornerà a vecchie logiche si sbaglia, ora cambia tutto”.
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha dichiarato di vivere l’inchiesta come un momento di “liberazione e rigenerazione democratica”, il sindaco Ignazio Marino, invece, rimarca il vecchio slogan presentato alle elezioni per la segreteria nazionale del 2009: “Cambiare il Pd per cambiare l’Italia”. “Il lavoro svolto da Barca è fondamentale per la rinascita del partito – ha affermato il primo cittadino – bisogna sapere individuare e affrontare i mali ma anche coltivare un rinnovato ottimismo perché a Roma, sta cambiando tutto”.
Cecilia Greco