La Direzione nazionale del Pd approva, con quattro astenuti e nessun voto contrario, il regolamento congresso che fissa le primarie al 3 marzo 2019. Per votare occorrerà versare due euro e presentarsi al proprio seggio con un documento di identità e la tessera elettorale. Adesso la palla passa alle federazioni locali che entro il 4 dicembre dovranno votare e istituire le commissioni congressuali e regionali. Le convenzioni dei circoli per il voto dei soli iscritti si svolgeranno dal 7 al 23 gennaio 2019 e la convenzione nazionale che ne ufficializzerà i risultati si terrà il 2 febbraio. In questa occasione saranno formalizzati i tre candidati che concorreranno alle elezioni primarie.
Infatti, tra tutti gli aspiranti segretari solo i tre più votati nei circoli potranno accedere alle primarie, così il popolo degli iscritti effettua una importante scrematura tra le proposte in campo. In seguito alla convenzione nazionale ciascuno dei tre candidati che parteciperà alle primarie dovrà presentare una o più liste a suo sostegno in ciascuna provincia, dalle quali usciranno i 1.000 eletti all’Assemblea nazionale. Dopo le primarie sarà proprio quest’assise, il 17 marzo, a incoronare il prossimo segretario.
I candidati sono Nicola Zingaretti, Marco Minniti, Maurizio Martina, Cesare Damiano, Dario Corallo, Francesco Boccia e Maria Saladino. Ma se nessuno raggiungerà il 51% ai gazebo, i delegati dell’assemblea potranno eleggere segretario qualunque iscritto. E stavolta un vincitore annunciato non c’è.
Ad alimentare la tensione il rischio sfiducia al presidente del Lazio e candidato segretario Nicola Zingaretti. Possibile un soccorso del M5S in cambio di un contratto di governo regionale sulla scia di quello nazionale. Se confermato sarebbe un grosso incidente nella sua corsa alla segreteria.