Da Potenza a Bruxelles, la prima direzione nazionale del Partito democratico con Nicola Zingaretti segretario parte dall’analisi della sconfitta in Basilicata e arriva alla campagna elettorale europea.
Il governatore del Lazio non mette la polvere sotto il tappeto “non c’è alcun intento consolatorio, non siamo riusciti a presentare il simbolo del Pd”. E afferma che quello in Basilicata è “un voto preoccupante, che conferma la leadership della Lega nel centrodestra”. Per Zingaretti il Pd deve “essere pronto a un possibile sfarinamento del Movimento cinque stelle”, e annuncia di voler lavorare per un “progetto politico che offra all’Italia un’altra possibilità”. Per farlo avrà bisogno di un partito coeso e non litigioso: “dobbiamo ricostruire una unità tra di noi”.
Primo banco di prova le europee di maggio, che il Pd affronterà senza un nuovo logo ma con la scritta “Siamo Europei”, slogan del manifesto di Carlo Calenda, nel simbolo, perché “caratterizzante” nella sfida ai sovranisti. Zingaretti prende atto del rifiuto di + Europa alla lista unitaria: “Hanno fatto scelte diverse ma restano alleati”. E apre a una “rete di alleanze” con forze e movimenti sparsi per il Paese, come quello del sindaco di Parma Pizzarotti. Mentre viene momentaneamente escluso un asse con l’MDP degli ex Bersani e Speranza: “Non è mio obiettivo e credo non lo sia nemmeno per Articolo 1”.
Un altro nodo sarà la composizione delle liste e qui il neosegretario usa l’ironia “finora ho una lista di 700 capilista”, ma promette il coinvolgimento dei territori e “grande disponibilità”. Disponibilità ricambiata dai membri della direzione che hanno approvano a larga maggioranza la relazione del segretario.
Unici ad astenersi i 17 membri della mozione Giachetti-Ascani, molto vicini a quel Matteo Renzi che oggi non ha partecipato ma ha annunciato con la sua e-news settimanale la prossima Leopolda, che si svolgerà il 18, 19, 20 ottobre e avrà come tema centrale la “sfida educativa”.