Il Partito democratico non dovrà più prestarsi a esperienze in governi di unità nazionale. Analisi del voto e confronto sull’avvio del percorso congressuale. Sono questi i punti cardine della Direzione nazionale del Partito Democratico in corso in queste ore al Nazareno. “Io amo il simbolo del Pd. Rimanga così com’è perché racconta il servizio all’Italia” ha detto il segretario del partito Enrico Letta nella relazione.
Mentre analizza i risultati delle elezioni politiche Letta riconosce il fallimento per le poche donne Pd elette: “Non è possibile tornare indietro rispetto alla necessità di avere dei capi dei gruppi parlamentari di rappresentanza femminile. Dall’altra parte ci sarà la prima donna premier del Paese e su questo punto dovremo essere credibili”.
Poi il segretario conferma ciò che aveva annunciato all’indomani del voto, ovvero la rinuncia alla ricandidatura: “È giusto che il nostro partito metta in campo una classe dirigente più giovane in grado di sfidare il governo di Giorgia Meloni, una donna giovane”.
Il Pd non sta attraversando uno dei suoi momenti migliori, proprio per questo Letta lancia un appello a proseguire senza dimenticare lo “spirito di profonda unità” che ha sempre tenuto insieme il partito: “Ci saranno candidature diverse ma fra noi non c’è mai stato un momento” di divisione, “c’è sempre stata una fondamentale unità di intenti, è quella che vi chiedo di apprezzare e rilanciare”.
Per quanto riguarda l’avvio del percorso congressuale, secondo Letta deve avere “tempi giusti, non deve essere né un XFactor sul miglior segretario da fare in 40 giorni, ma nemmeno un congresso che rinvia alle calende greche.” Il suo desiderio è vedere “Il nuovo gruppo dirigente” in campo nella prossima primavera. Intanto una data dell’assemblea nazionale non è ancora stata fissata. Rimane anche il nodo delle primarie, ovvero se questo strumento verrà o meno usato per arrivare alla nomina del nuovo segretario.