“Avrò bisogno di 48 ore per riflettere bene. E poi decidere”. Enrico Letta frena, non ha ancora deciso se prendere il posto di Nicola Zingaretti alla guida del Partito Democratico. L’ex premier interviene su Twitter dopo le continue sollecitazioni ricevute nelle ultime ore dalla maggioranza dem.
Il pressing aumenta anche a causa del pessimo andamento dei sondaggi. Secondo l’istituto Swg in una settimana il Pd è diventato il quarto partito, scendendo al 16,6% e piazzandosi dopo Fratelli d’Italia. L’ex premier non ha molto tempo per decidere: l’assemblea per “l’elezione del segretario nazionale del Pd”, annunciata dalla presidente Valentina Cuppi, si svolgerà da remoto domenica. Un solo giorno rispetto ai due previsti inizialmente.
Tra i favorevoli alla figura del direttore dell’Istituto di studi politici di Parigi ci sono i dem vicini a Nicola Zingaretti e al ministro Dario Franceschini, così come l’area guidata dal vicesegretario Andrea Orlando. Meno entusiasti gli ex renziani di Base riformista guidati da Lorenzo Guerini e Luca Lotti. Il deputato Andrea Romano in un primo momento si è rifiutato di “parlare di nomi”, poi ha espresso il suo favore nei confronti di Letta. “È una figura di indiscutibile autorevolezza e prestigio – ha dichiarato durante la trasmissione Agorà su RaiTre – in una fase tanto difficile della vita del Pd garantirebbe sicuramente equilibrio e saggezza alla guida di una squadra”. Ciò nonostante Romano ribadisce la necessità che il partito arrivi a “una vera, autentica e trasparente discussione congressuale in tempi rapidi, e comunque non appena la pandemia lo consentirà”.
Un’idea simile aleggia anche tra i Giovani Turchi. “Serve un segretario unitario in cui tutti possano riconoscersi – sostiene Francesco Verducci – in vista di un congresso vero sulla linea politica da fare”. Ma questo vorrebbe dire che il mandato di Letta sarebbe “a scadenza”. E secondo la maggioranza non è una strada possibile.