La cena organizzata e poi saltata. I dubbi sul congresso, i renziani ancora in cerca di un candidato, la voglia di emergere di Zingaretti. Nel Pd i fronti aperti sono molti, con visioni diverse su quello che dovrà essere il più importante partito del centrosinistra italiano.
Dopo le dure parole del presidente dei democratici Matteo Orfini – che qualche giorno fa aveva provocatoriamente consigliato di sciogliere il Pd e rifondarlo – oggi l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha osservato: ‘’Sono convinto che alle prossime europee il Pd non ci debba essere”. Intervenuto alla trasmissione di Radio Capital “Circo Massimo”, Calenda non ha celato la propria delusione per l’annullamento della cena proposta a Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Marco Minniti: “Era un’occasione non per organizzare una strategia congressuale, ma per ricostruire un rapporto tra Gentiloni e Renzi e compattare il gruppo per fare opposizione in maniera strutturata. E invece si è trasformata nel solito copione del Pd autolesionista”. Calenda ha inoltre spiegato che non si sarebbe trattato di un vertice contro Nicola Zingaretti, al momento l’unico candidato per la segreteria, il quale dal canto suo aveva prontamente annunciato una sorta di “contro-cena” con un operaio, un imprenditore, uno studente e un disoccupato.
Ciò che emerge dall’intervista rilasciata a Massimo Giannini è soprattutto l’immagine di un partito travolto dalle correnti e dalle guerre interne. “Il quadro è drammatico perché nessuno parla con nessuno, non ci si fida, qualunque iniziativa viene presa come un’aggressione contro altri. Basti pensare che Gentiloni e Renzi non si parlano dal 4 marzo. Quello che importa ai dirigenti del Pd è il congresso – ha aggiunto Calenda -. Sta diventando un posto in cui l’unico segretario che si dovrebbe candidare è il presidente dell’associazione di psichiatria”.
Alle parole dell’ex titolare del Mise ha risposto a stretto giro l’attuale segretario dei dem Maurizio Martina: “Adesso basta, chiedo a tutti più generosità e meno arroganza. Il Pd è l’unico argine al pericolo di questa destra”. Prossimo appuntamento per i democratici la grande manifestazione del 30 settembre a Roma contro il governo gialloverde. Ma è all’inizio del 2019 che il Pd potrebbe cambiare volto: a gennaio le primarie, per arrivare prima delle europee di maggio alla resa dei conti del congresso.