Al via il congresso del Partito Democratico con annesso carico di annunci, polemiche e tattiche. Il candidato annunciato Marco Minniti non ha parlato all’assemblea nazionale di sabato, scegliendo di ufficializzare la sua corsa alla segreteria con un’intervista a Repubblica in cui ha accusato il Pd di essere stato troppo “aristocratico” ed essersi trasformato in una “confederazione di correnti”.
L’ex ministro si è smarcato dall’etichetta di “candidato renziano”. Ospite di Lucia Annunziata a In mezz’ora, interrogato sul punto, si è definito “politico autonomo e di carattere”. Ticket con la renziana Teresa Bellanova come vice? “Non è all’ordine del giorno” la risposta tranchant dell’ex ministro che ostenta l’appello di sostegno di 500 sindaci e incassa l’endorsement di Calenda. Il guanto di sfida a Nicola Zingaretti, “per me non un avversario”, è lanciato.
Ma quello di Minniti non è stato l’unico discorso incisivo del weekend democratico. Hanno fatto molto rumore le parole di un altro candidato, Dario Corallo, dirigente dei Giovani Democratici ed ex membro dell’ufficio stampa dell’allora ministro Martina. Sabato in assemblea il giovane sfidante ha fatto un intervento molto duro verso la dirigenza Dem che in un’intervista odierna al Fatto Quotidiano definisce “arrogante per mancanza di idee”. Soprattutto ha fatto scalpore la sua battuta “come un Burioni qualsiasi”, intendendo il divulgatore scientifico come un soggetto aggressivo verso chi esprime dubbi. Il professore ha replicato duramente, incassando la solidarietà di Gentiloni.
Dalla competizione manca al momento l’ex segretario reggente Maurizio Martina, ancora in fase di riflessione, anche se è data quasi per certa la sua discesa in campo. Oggi l’ex ministro Delrio su Repubblica gli chiede di entrare in gioco per scongiurare che l’elezione del nuovo segretario si trasformi in un referendum tra renziani e anti renziani.