“Renzi ha escluso la prospettiva delle larghe intese”. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ospite a Radio Anch’io, difende la linea ufficiale del Partito Democratico: “mai con Berlusconi e la sua coalizione”. Un pensiero condiviso ma con un’eccezione: ieri Marco Minniti negli studi di Porta a Porta ha dichiarato che farebbe parte di un governo di “unità nazionale, purché ci fosse il Pd”.
“Ho risposto a una domanda banale – ha chiarito oggi, a margine di una visita alla Grande Moschea di Roma-. Cioè se farei il ministro dell’Interno di un governo di unità nazionale, che è altra cosa rispetto a uno di larghe intese. Io ho risposto di sì, purché ci sia il mio partito, aggiungendo che sarebbe un riconoscimento del mio lavoro”.
Ma evidentemente la differenza prospettata dal ministro Minniti non è stata subito chiara, e nel centrosinistra dilaga ancora il nervosismo. “Ripercorrere la strada delle larghe intese sarebbe un errore. Dobbiamo dire con chiarezza che siamo alternativi alla destra”, ha detto il leader della minoranza Pd. E la verità è che persino lo stesso Silvio Berlusconi esclude l’idea della coalizione per una questione numerica: “Il Partito democratico è in caduta libera e non avrà la forza parlamentare per fare accordi duraturi e stabili”.
Il segretario Matteo Renzi non deve aver preso troppo bene l’uscita del candidato nelle Marche, ed ospite ieri a Quinta Colonna ha evitato di rispondere ai giornalisti che chiedevano insistentemente il suo parere. Ha commentato, invece, il premier Paolo Gentiloni da Catania: “La sfida è tra il centrodestra e il centrosinistra. Alleanze post voto con Berlusconi? Non possiamo metterci con una coalizione impregnata di populismo e antieuropeismo”.
Ma non si può far a meno di ricordare che anche gli ultimi sondaggi, pubblicati oggi sui principali quotidiani italiani, evidenziano l’assenza della maggioranza assoluta. Si aprono quindi due prospettive: o si torna al voto o si trova un accordo. Ma la decisione non spetta a nessuno di loro. “Ora siamo in piena competizione elettorale – ha ricordato ieri Minniti -. Ma dal 5 marzo la partita è nelle mani solide ed equilibrate del presidente della Repubblica. Sarà lui a trovare una soluzione alle grandi questioni che si porranno”.