Si riunirà oggi alle 15.00 la commissione Statuto del Partito Democratico, per decidere in merito alla divisione fra il ruolo di segretario eletto alle primarie e candidato premier alle elezioni politiche.
Era il principio su cui il Pd è stato fondato, ovvero che il segretario eletto con le primarie fosse anche il candidato a Palazzo Chigi. La decisione definitiva verrà presa il prossimo 17 Novembre, data nella quale si riunirà il Congresso e si voterà in merito a tale proposta.
A fondamento di tale modifica c’è l’idea che il connubio segretario – candidato presidente del Consiglio non si sposi più bene con il sistema elettorale di tipo maggioritario.
Arturo Parisi, uno dei padri fondatori del PD, sostiene che il cambiamento politico in atto nel nostro paese porta ad inevitabili modifiche anche all’interno dei partiti. Ma variazioni di tale importanza meritano di essere valutate e studiate in modo approfondito. Contrariamente ci sarebbe il rischio di perdere quella progettualità e programmazione che, continua Parisi, sono state la causa che ha portato alla sconfitta del PD nelle elezioni del 4 dicembre 2016 e del 4 marzo scorso.
Tra i cambiamenti dello Statuto che il presidente della commissione Gianni Dal Moro proporrà oggi ci sono anche la riduzione del numero dei delegati dell’Assemblea nazionale e della direzione.
Proprio nel giorno in cui il Pd discute del suo assetto futuro torna a parlare Romano Prodi. Il padre nobile dem in un intervista rilasciata alla Stampa, in occasione delle elezioni di midterm americane, ha risposto così alla domanda relativa alla possibile influenza dei segnali di ripresa dei progressisti sull’Italia: «qui da noi servirebbe un grande dibattito che vada oltre i partiti su disparità, sicurezza, emigrazione, giovani ricerca e scuola. Una scomposizione che deve partire dal basso, cercando una ricomposizione. Un tweet può concludere un ragionamento, ma non può mai iniziarlo».