Al via ieri l’operazione “Mare Nostrum”, la missione (militare) umanitaria varata dal governo per controllare le coste siciliane, prevenire gli sbarchi e aiutare i migranti che, in condizioni difficilissime, tentano di approdare in Italia. Oggi nuovi arrivi: questa mattina sono stati soccorsi in mare più di 330 extracomunitari, condotti dalle forze dell’ordine a Lampedusa (250 eitrei), sulle coste del Ragusano (80 stranieri) e del Trapanese (6 nordafricani).
L’operazione “Mare Nostrum”. A partire dal 18 ottobre sarà attiva una nave anfibia, oltre ai due pattugliatori e alle due fregate della marina, agli elicotteri con strumenti ottici ad infrarossi, e a diversi droni (gli aerei senza pilota). La dotazione prevista per i militari impegnati nell’intervento saranno impiegate – come ha precisato ieri il ministro della Difesa Mario Mauro, alla fine del Consiglio dei ministri dedicato al problema dei flussi migratori – per “salvare vite umane” ma anche per identificare “le navi-madre utilizzate dagli scafisti”. Una volta individuati, i barconi saranno scortati a terra, secondo quanto prevede il diritto internazionale. Su una delle navi, è stata installata anche una centrale operativa per l’assistenza sanitaria, nel caso in cui ci fosse la necessità di un sostegno medico immediato. L’operazione sarà finanziata con i bilanci dei rispettivi ministeri (Interno e Difesa) senza bisogno di ulteriore copertura.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha illustrato gli obiettivi dell’intervento, articolato in tre livelli d’azione. Il primo, quello estero, di cooperazione internazionale, ha come scopo il controllo delle partenze, per prevenire gli imbarchi. Il secondo riguarda il controllo della frontiera, intesa come europea e non solo italiana. Il terzo livello si concentra sulle misure di accoglienza nel nostro Paese.
Aiuti dall’Ue. Ora ci si aspetta anche un aiuto concreto da parte di altri stati, e dell’Unione Europea. Molti degli immigrati che arrivano sulle coste meridionali dell’Italia, puntano a raggiungere il nord Europa, ed il problema è comunitario. Almeno questa è la linea del governo.
Ieri il primo ministro Enrico Letta ha incontrato il uso omologo finlandese Jyrki Katainen, e ha chiesto un contributo anche al paese scandinavo: la Finlandia metterà a disposizione mezzi logistici, navi e personale per aiutare l’Italia. La visita di Barroso a Lampedusa è stata altamente simbolica, ma per integrare i buoni propositi con soluzioni efficaci ci sarà da attendere. A partire dal prossimo 2 dicembre entrerà in vigore l’Eurosur, il sistema di sorveglianza delle frontiere terrestri e marittime, per 17 Paesi: Bulgaria, Estonia, Francia, Spagna, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia e Finlandia. Gli altri stati aderiranno dal dicembre del 2014. Ogni stato dovrà rendere operativo un centro nazionale di coordinamento con il fine di scambiare informazioni: saranno attivi droni e satelliti per controllare le coste. Il bilancio delle operazioni si aggira attorno ai 35 milioni all’anno, di cui 19 finanziati dalla Frontex, l’agenzia europea per la gestione e il controllo delle frontiere esterne.
Le organizzazioni umanitarie sono polemiche. Human Rights Watch ha parlato di “mani sporche della Ue”, spiegando che i controlli più rigidi non fanno altro che modificare (allungandole e rendendole spesso più pericolose) le rotte migratorie. Migreurop ricorda che da quando esiste Frontex, alle frontiere europee ci sono almeno 2mila morti l’anno. Secondo i più polemici, il carattere militare delle operazioni spesso prende il sopravvento su quello umanitario: respingere diventa più importante che soccorrere.
Domenico Mussolino