“E’ stata la miglior Leopolda di sempre come organizzazione e come riuscita”. Lo dice Matteo Renzi alla fine di Leopolda 2013, la tre giorni di convention renziana che ha visto migliaia di persone partecipare sia ai cento tavoli in cui si è discusso degli aspetti-chiave della società sia ai discorsi da quattro minuti che anche i comuni cittadini potevano tenere sul palco. Un appuntamento che ha visto tra gli altri la presenza di alcuni big della politica, come il segretario del Pd Epifani e esponenti di governo come il ministro Graziano Del Rio. A chiusura della convention Renzi ha tenuto un discorso che è un po’ il suo programma di governo e che ha suscitato molteplici reazioni a favore e sfavore. “Adesso la vera sfida e’ quella di fare le cose e non di chiacchierare”, ha poi concluso Renzi.
Parte il “duello” Renzi – Cuperlo. I primi congressi territoriali hanno già dato grandi soddisfazioni: candidati renziani hanno vinto a Napoli e Palermo, e a Milano parte in testa per il ballottaggio Pietro Bussolati. Ora lo staff renziano sta preparando le prossime mosse della campagna elettorale, in attesa di capire l’effetto in termini di consensi che l’appuntamento fiorentino ha avuto. Ma ancora non si e’ fermata l’onda lunga della Leopolda, contro cui Gianni Cuperlo ha messo in campo la sua idea di partito, a marcare la distanza che lo separa dal sindaco di Firenze. Cuperlo ha difeso la necessità di “promuovere il simbolo” del Pd per vincere le elezioni, anni luce dall’ex rottamatore che ha rivendicato la scelta di non mettere bandiere democratiche alla Leopolda, anche nell’anno in cui si candida a guidare il partito.
Un’idea diversa di Partito. “Non ho niente contro Renzi, ma non riesco a vedere il Pd che ha in mente” ha assicurato Cuperlo al videoforum di Repubblica.it, “vedo solo una persona che non ci racconta che partito vuole”. Cuperlo ha spiegato, per quel che lo riguarda, che partito vuole e come andare a prendere quei 3 milioni di voti che il Pd ha perso, prima ancora di volgere lo sguardo sugli elettori del Pdl o dell’M5S. “Il Pd deve essere rifondato”, ha chiarito, “è giusto parlare a tutti, ma con la nostra storia e il nostro linguaggio. Se sei la sinistra devi dire chi sei, il tuo nome, noi siamo il partito democratico. Devi dire per chi sei, gli interessi che vuoi rappresentare, quei soggetti cui vuoi restituire una quota di potere”. Renzi e Cuperlo sono però d’accordo su una cosa: “Le larghe intese devono essere una parentesi, non una strategia politica”, ha spiegato in piena sintonia con il sindaco di Firenze. E per cancellarle dall’orizzonte serve una nuova legge elettorale. Intanto, “mai piu’ al voto con il Porcellum, abbiamo preso un impegno morale”, ha ricordato, poi niente tentazioni presidenziali o semipresidenziali. La Repubblica parlamentare va preservata e “con un modello a doppio turno che consenta governabilita’ e allo stesso tempo rappresentativita'”.
Le critiche interne. Tornato nei panni del sindaco di Firenze, Renzi oggi ha dato mostra di non voler indulgere troppo all’autocompiacimento. “La Leopolda e’ stata un’occasione bellissima ma come si dice a Firenze, chi si loda, s’imbroda, per cui a lavorare, pancia a terra”, ha aggiunto. E non è parso dare grande importanza al durissimo attacco di Stefano Fassina: “Renzi è ambiguo e le sue proposte sono propaganda”. Massimo D’Alema, intervistato dal Mattino, ha ribadito la sua opinione su Matteo Renzi: “Non mi pare che al successo mediatico dell’ex rottamatore corrisponda una straordinaria ricchezza e novità di contenuti. Mi ricorda un po’ quella pubblicità con Virna Lisi, “con quella bocca può dire ciò che vuole”. Salvo poi a dimenticare che, in gran parte, le cose che ha detto a Firenze sono patrimonio consolidato del Partito democratico».
Marco Potenziani