“In qualità di presidente degli Stati Uniti, ho un diritto assoluto, forse anche il dovere, di indagare o aver indagato sulla corruzione, e questo comprende chiedere, o suggerire, ad altri paesi di darci una mano”. Lo ha twittato alcune ore fa il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. Una dichiarazione che arriva poco dopo le indiscrezioni di alcuni media statunitensi sul suo rapporto con Cina e Ucraina.
Secondo quanto riportato infatti dai giornali, Trump parlò delle prospettive politiche di Biden e Warren, suoi avversari per la Casa Bianca, nel corso di una telefonata a Xi Jinping. A lui avrebbe anche promesso di tacere sulle proteste di Hong Kong durante i negoziati sui dazi. Fonti vicine alla Casa Bianca hanno riferito che i dati della telefonata furono custoditi nel sistema elettronico utilizzato per le informazioni top secret, lo stesso in cui furono messi quelli della chiamata col presidente ucraino Voldymyr Zelensky.
E infatti secondo il Nyt, due diplomatici statunitensi scrissero una dichiarazione per Zelensky in cui il presidente ucraino si impegnava a indagare su Biden e il figlio Hunter e sulle presunte interferenze dell’Ucraina sul voto del 2016 per favorire Hillary Clinton. La dichiarazione fu preparata dall’ambasciatore Usa presso l’Ue Gordon Sonland e dall’ex inviato speciale a Kiev Kut Volker. Ne erano a conoscenza Rudy Giuliani e un consigliere di Zelensky.
Ipotesi e dichiarazioni che non sono state digerite dalle parti chiamate in causa, tanto che la senatrice democratica Elizabeth Warren, in corsa per la Casa Bianca, ha chiesto a gran voce la trascrizione della telefonata dello scorso 18 giugno tra il presidente Donald Trump e l’omologo cinese Xi Jinping. “Il pubblico deve vedere la trascrizione della telefonata di Trump con Xi. E abbiamo bisogno di un leader che si batta per i nostri valori”, ha scritto sempre su Twitter la Warren.