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HomeEsteri Parlamento Europeo: accordo tra Ppe e Alde. Il popolare Tajani verso la presidenza

Parlamento Europeo
Accordo tra Ppe e Alde
Tajani verso la presidenza

In vantaggio al primo scrutinio

sul socialista Gianni Pittella

di Salvatore Tropea17 Gennaio 2017
17 Gennaio 2017

L’attuale vicepresidente vicario del Parlamento Europeo ed esponente del Partito Popolare Antonio Tajani sembra essere sempre più vicino all’elezione a Presidente. È infatti maturato nelle ultime ore l’accordo per sostenere il candidato italiano, in particolare tra il Ppe e il gruppo Alde, con il conseguente ritiro della candidatura del liberale Guy Verhofstadt.

I voti di popolari e liberali, sommati a quelli dei conservatori, tra cui i Tories e i polacchi di Kaczinsky, porterebbero dunque Tajani ad una base ipotetica di 359 voti, molto vicina alla maggioranza assoluta (376), necessaria per vincere ai primi tre turni. Un vantaggio abbastanza ampio rispetto al candidato del Partito Socialista Europeo, Gianni Pittella, che può contare sui quasi trecento voti che gli arrivano dal suo partito, dai Verdi e dai comunisti del Gue. Ma il voto di Strasbrugo sarà a scrutinio segreto e il pericolo dei franchi tiratori farà rimanere l’esito incerto fino all’ultimo. Nel testo dell’accordo tra Ppe e Alde viene ribadito come sia «necessaria una coalizione pro europea» e per questo i due gruppi «al di là delle loro differenze ideologiche, hanno deciso di lavorare insieme strettamente e offrire una piattaforma comune come punto di partenza per questa cooperazione».

Intanto questa mattina il ritiro di Verhofstadt è stato annunciato dall’ex presidente del parlamento Martin Schulz in apertura di seduta. Un ritiro che arriva dopo la bagarre tra i liberali e il Movimento5Stelle di Beppe Grillo. Inizialmente, infatti, Alde stava per portare a termine l’accordo di cooperazione con i grillini. Un’intesa che avrebbe riguardato in particolare la scelta dei vicepresidenti del gruppo, tra i quali il pentastellato David Borrelli, ma anche l’appoggio del Movimento a quella che doveva essere la candidatura di Verhofstadt e, non di poco conto, la questione dei fondi destinati ai gruppi in seno all’Europarlamento, con i deputati di Grillo che aspiravano a quasi 680mila euro spendibili per diverse attività, tra le quali anche quelle sul territorio.

Prima dell’inizio della votazione plenaria a Strasburgo, la prima in programma, Tajani ha parlato della necessità, per l’Europa, di avere «un parlamento forte, un buon presidente, un buon portavoce che lavori per tutti», un presidente, però, che «non sia un primo ministro, ma che abbia esperienza per difendere la libertà del parlamento di fronte a Commissione e Consiglio».

Anche Pitella si è rivolto all’aula parlamentare, con una chiara risposta all’accordo che sta spingendo il suo avversario verso l’elezione. «Non ci sarà più una grande coalizione e un’intesa privilegiata tra i grandi gruppi – ha detto il candidato socialista – perché c’è bisogno di chiarezza, di una visione limpida e civile, che è cosa diversa da instabilità e paralisi». Al contempo anche i due capigruppo dei Verdi, Philippe Lamberts e Ska Keller, si sono schierati contro la candidatura di Tajani, affermando che, con una sua eventuale elezione, «il Parlamento resterebbe un’istituzione sottoposta a Commissione e Consiglio e per questo la situazione non è delle più rosee».

Intanto dopo il primo scrutinio, conclusosi poco fa, il candidato popolare risulta avanti con 274 preferenze. I voti validi sono stati 683, quindi per essere eletto avrebbe dovuto raggiungere quota 342. Gianni Pittella ha avuto 183 voti. Dopo l’esito della votazione nessuna candidatura è stata ritirata e nessuna si è aggiunta.

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