Dove sta scritto che le donne debbano guadagnare meno degli uomini? A prendere le difese delle lavoratrici questa volta non sono la presidente della Camera Laura Boldrini o la leader della Cgil Susanna Camusso, ma direttamente papa Francesco.
Il lavoro crea dignità. Bergoglio ha dedicato l’udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro al tema della dignità umana e della famiglia: «Come cristiani dobbiamo diventare più esigenti – ha affermato il pontefice argentino – per esempio sostenere il diritto alla eguale retribuzione per eguale lavoro, perché si da per scontato che le donne devono guadagnare meno dell’uomo? La disparità è un puro scandalo».
Anche all’interno della famiglia, sostiene il Papa, «la colpa viene sempre data alla donna», argomento ulteriormente aggravato in tempi recenti dal processo di emancipazione femminile: «nemmeno questo argomento è valido – ha affermato Bergoglio – questa è una ingiustizia, è una forma di maschilismo che sempre vuole dominare. Non possiamo ripetere la brutta figura di Adamo che ha dato la colpa alla donna. Povera donna, dobbiamo difendere le donne».
Meno matrimoni, più separazioni. E’ motivo di afflizione per il Papa il fatto «che le persone che si sposano sono sempre di meno». I giovani non vogliono sposarsi – ha constatato amaramente il vescovo di Roma – «aumenta invece il numero delle separazioni, mentre diminuisce il numero dei figli», prime e massime vittime della fine dei matrimoni. Al di là delle pur seria difficoltà economiche di questi tempi, ha detto ancora Bergoglio, «Dobbiamo interrogarci sul perché i giovani abbiano paura dei legami stabili e subiscano la “cultura del provvisorio”».
Bergoglio ha ricordato come il primo miracolo di Gesù, la trasformazione dell’acqua in vino a un banchetto nuziale, «fu un gesto di grande simpatia per quella nascente famiglia». Quel gesto, ha detto ancora Bergoglio, ci ricorda il racconto della Creazione nel libro della Genesi: così Gesù ci insegna che il capolavoro della società è la famiglia. L’uomo e la donna che si amano, questo è il capolavoro».
Alessandro Testa