HomeCronaca Parioli, otto condanne per lo scandalo Baby Squillo

Parioli, otto condanne per lo scandalo Baby Squillo

di Stelio Fergola02 Luglio 2014
02 Luglio 2014

bsL’organizzatore Mirko Ieni, il caporal maggiore Nunzio Pizzacalla, il commercialista Riccardo Sbarra, l’imprenditore Marco Galluzzo, alcuni clienti e la madre di una delle due ragazzine: la vicenda dei Parioli ha dei colpevoli condannati. Una delle mamme è stata condannata a sei anni di reclusione per aver favorito e gestito l’attività della figlia.
La pena più pesante, dieci anni e 60mila euro di multa, è stata inflitta a Mirko Ieni, che secondo il procuratore aggiunto Maria Monteleone e del pm Cristiana Macchiusi è quello che ha reclutato le studentesse, fornendo loro l’appartamento ai Parioli e la scheda telefonica necessaria a fissare gli incontri. Ieni avrebbe anche curato la contabilità e la riscossione di parte dei pagamenti.
Per il caporal maggiore dell’esercito Nunzio Pizzacalla, sette anni e 24 mila euro di multa; sei anni e 30mila euro di multa al commercialista Riccardo Sbarra, responsabile anche di detenzione e cessione di materiale pedopornografico. A un cliente, Mario Michael De Quattro, sono stati inflitti quattro anni di reclusione, oltre a un’ imputazione anche per tentativo di estorsione. L’imprenditore Marco Galluzzo (3 anni e 6 mesi), avrebbe ceduto della cocaina in cambio di prestazioni, mentre due clienti, Francesco Ferraro e Gianluca Sammarone, sono stati condannati a un anno, ottenendo però la sospensione della pena.
Le due ragazzine oggi hanno 17 e 16 anni: la prima – la cui mamma che con la sua denuncia ai carabinieri ha dato il via alle indagini – sta svolgendo il suo percorso di recupero. La seconda, oggi sedicenne, vive una situazione molto complicata, con la madre già imputata e condannata. L’obiettivo degli esperti intorno a lei è di recuperarla a una vita normale, lontana dal clamore mediatico che l’ha coinvolta. “Faremo sicuramente appello. Ho sentito la mia assistita, le ho riferito la decisione del giudice: è fortemente provata – ha detto Nicola Santoro, legale della mamma condannata – speravamo in una sentenza più mite. Attendiamo ora di conoscere le motivazioni che sono previste tra novanta giorni per valutare come muoverci per l’appello. Sicuramente ha pesato la costituzione di parte civile della figlia”.
Infine si è deciso che tutti gli imputati dovranno risarcire le ragazze in sede civile per i tormenti loro inflitti tra luglio e ottobre 2013.

Stelio Fergola

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