«Confermo sin d’ora la mia ferma volontà di proseguire nel cammino del dialogo ecumenico», così Papa Francesco, come in una rimpatriata tra vecchi amici, durante l’incontro di ieri nella Sala Clementina del Vaticano con i rappresentanti delle Chiese Ortodosse, delle Chiese Ortodosse Orientali e delle Comunità ecclesiali d’Occidente.
Un Papa che si sta facendo conoscere così com’è, non per il ruolo che ricopre, senza maschere e senza sovrastrutture, che parla dolcemente, ma molto chiaramente: discorsi brevi, poche parole, ma incisive e scelte con cura per colpire i cuori. A queste si aggiungono gesti e segni dalla carica travolgente e dal forte valore simbolico, come l’abbraccio fraterno a Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli, al quale il Papa ha rivolto parole cordiali, mostrando l’intenzione di un’intensa collaborazione al fine della riunificazione di tutte le Chiese.
Altrettanta cordialità hanno mostrato i delegati delle Chiese e delle Comunità ecclesiali delle altre religioni. Nessuno è arrivato a mani vuote, chi con icone, chi con reliquie, chi con oggetti caratteristici della propria terra, tutti hanno offerto doni a Papa Francesco.
L’abbraccio ad ebrei, musulmani, atei. In questo clima di grande comunione e condivisione il Papa, nel suo intervento, con sensibilità e rispetto, ha parlato ad ebrei, musulmani e atei, quasi stringendoli in un simbolico abbraccio. «Ed ora mi rivolgo a voi distinti rappresentanti del popolo ebraico, al quale ci lega uno specialissimo vincolo spirituale dal momento che, la Chiesa di Cristo, riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già nei patriarchi, in Mosè, e nei profeti». Evidentemente commosso, ha salutato e ringraziato i musulmani per la loro presenza: «Apprezzo molto la vostra presenza: in essa vedo un segno tangibile della volontà di crescere nella stima reciproca e nella cooperazione per il bene comune dell’umanità». Ha colpito la sua amorevole attenzione anche nei confronti di coloro che non credono: «Sentiamo vicini anche tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della bellezza».
La sfida della Chiesa nel terzo millennio. È consapevole Bergoglio che, oltre i problemi teologici e legati alla dottrina, nel confronto con il mondo, sono i temi etici e antropologici quelli più scottanti, nonché urgenti da affrontare per accompagnare la Chiesa nel terzo millennio e per far in modo che risponda adeguatamente alle esigenze della società.
In questa prospettiva è importante proseguire nel cammino del dialogo sulla scia dei suoi predecessori: «La Chiesa cattolica è consapevole dell’importanza dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose». Ha ricordato, inoltre, il Concilio Vaticano II, momento che ha dato un forte impulso al cammino verso l’unità, e ha nuovamente insistito su quelli che appaiono sin d’ora i punti cardine del suo ministero nel rispetto del nome che porta: «E noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace».
Anche in questa giornata sorprende Papa Francesco: è seduto ad una sedia qualunque e non al consueto trono della Sala Clementina utilizzato dai suoi predecessori, è stato lui stesso a chiederne la sostituzione.
Francesca Polacco