È rivolto a una riflessione sulla vecchiaia e al ricordo della sua esperienza da arcivescovo di Buenos Aires a contatto con gli anziani di una casa di riposo, il discorso di Papa Francesco all’udienza di oggi in piazza San Pietro.
“Dove non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani” ha tuonato Bergoglio ammonendo che abbandonare i propri genitori è peccato mortale e bacchettando una società che appare del tutto disorganizzata nel “far posto agli anziani con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità”.
Stavolta a essere presa di mira dal Papa è la cultura del profitto che insiste “nel far apparire i vecchi come un peso, una zavorra”. “Non solo non producono ma sono un onere” ha proseguito Bergoglio apostrofando come “vile” l’assuefazione a quella che viene definita “la cultura dello scarto” che induce a rimuovere la nostra paura della debolezza e della vulnerabilità accrescendo negli anziani l’angoscia di essere mal sopportati e abbandonati”.
Segnati dalla malattia, talvolta soli, deboli, dipendenti dalle cure altrui i “vecchi” ricordati dal Papa non sono “alieni”, ma “uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, e dai quali abbiamo ricevuto molto”.
Francesco, nel raccontare con la solita accorata tenerezza di nonno uno dei numerosi aneddoti argentini, ha ricordato il suo incontro con una signora in una casa di riposo a Buenos Aires. Per otto mesi la donna non ha ricevuto nemmeno una visita da parte dei figli. “Se non impariamo a trattare bene gli anziani, così loro tratteranno noi”, ha insistito Francesco commentando l’episodio.
“La Chiesa, fedele alla parola di Dio, non può tollerare queste degenerazioni – ha spiegato Francesco -. Una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità non fossero più considerate indispensabili, perderebbe con esse la sua anima”. Un monito pesante, quello rivolto da Francesco a una comunità che scarta i nonni rinunciando a fare di loro i destinatari di un “affetto senza contropartita” e sulla quale incombe, minaccioso, il “virus della morte”.
Samantha De Martin