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Paolo Mieli a 360°: da Francesco Ferdinando ai marò, passando per il futuro del giornalismo

di Mario Di Ciommo05 Maggio 2014
05 Maggio 2014

mieliPaolo Mieli torna al Festival del Giornalismo di Perugia 8 anni dopo la sua ultima apparizione e, insieme all’organizzatrice della rassegna Arianna Ciccone, dà vita ad una chiacchierata a tutto tondo, che parte dalla letteratura più astratta e finisce alla stretta attualità.

L’ex direttore de ‘Il Corriere della Sera’ ha voluto iniziare sfatando un falso mito, che vede un mistero dietro ogni questione irrisolta. L’esempio utilizzato è stato quello dell’assassinio di Francesco Ferdinando, casus belli della Prima Guerra Mondiale, ed oggetto di oltre 15 mila scritti basati su cospirazioni e supposizioni di tutti i tipi. “L’assassinio dell’erede al trono austriaco fu la conseguenza di una serie di eventi concatenati – ha detto Mieli – e chiunque continui a parlare di documenti nascosti o rivelatori dice il falso, il mito del documento rivelatore è, appunto, un mito”.

Stuzzicato dalla Ciccone sulla questione ‘vecchio e nuovo giornalismo’ Mieli prende posizione, senza però chiudere del tutto alle nuove forme di scrittura. “Il vero rischio del mondo globalizzato dell’informazione è che il giornalismo serio si mischi alla tanta immondizia che troviamo sul web. L’arduo compito che ci attende è proprio quello di organizzare bene il tutto. Nel trambusto in cui ci troviamo, senza un’organizzazione seria tra 20 o 30 anni sarà molto difficile per gli storici riconoscere il vero dal falso”. Non manca poi un attacco ancor più diretto al web, accusato di non produrre delle vere e proprie personalità, riconoscibili e capaci di meritarsi la fiducia dei lettori, cosa che invece avveniva, ed avviene, con la carta stampata. Al web però va riconosciuta una dinamicità ed un’immediatezza che, anche se in alcuni casi non corrispondono a dei prodotti di qualità “ci stanno facendo vivere l’epoca più incredibile della comunicazione”.

Tra battute ed aneddoti divertenti la discussione scivola sull’attualità, e in particolare sul caso dei marò, sui quali Mieli dimostra di non allinearsi del tutto con l’opinione pubblica italiana. “Credo che sia giusto processare i marò in India, a parti invertite avremmo voluto la stessa cosa. Certo, la pena di morte non deve essere tra le opzioni ma non dimentichiamoci che due pescatori indiani hanno comunque perso la vita”.

Poi sulla paventata ‘entrata in campo politico’ di Marina Berlusconi: “Rappresenterebbe sicuramente una mossa ben studiata. Silvio Berlusconi, dopo tutti i guai giudiziari e non solo che ha avuto, mantiene ancora un buon 20% nei sondaggi e questo dimostra che il centro destra è lui e solo lui. Mantenere il nome e lasciare un’eredità di così tanti voti alla figlia sarebbe sicuramente importante”.

La chiusura inevitabilmente è dedicata alla crisi dei giornali ed alle scarsissime possibilità dei giovani di entrare nelle redazioni. “La crisi sta portando ad un processo di sfoltimento nei giornali, che è sì doloroso, ma che permette di liberare posti per i giovani”. Poi la sua proposta è quella di, non appena l’Italia tiri un sospiro di sollievo a livello economico, abolire il diritto del non licenziamento che permetterebbe alle persone assunte a tempo indeterminato di “fare qualsiasi tipo di sciocchezza senza poter essere allontanati” e vede in questa una norma “assolutamente anti meritocratica e che segna l’inferiorità del giornalismo italiano rispetto a quello anglosassone”.

Mario Di Ciommo

 

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