Paolo Alli, ex presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato dal 2016 al 2018, ha vissuto in prima persona per il suo incarico, gli anni subito successivi alla guerra in Crimea e nel Donbass del 2014. A Lumsanews ha commentato il quadro al confine tra Ucraina e Russia e il percorso di avvicinamento di Kiev all’Alleanza Atlantica.
Difficilmente un’azione militare viene anticipata con il clamore di questi giorni. Pensa che a breve possa scatenarsi un conflitto armato tra Mosca e Kiev?
“Tutto potrebbe essere, ma non credo che in questo momento Putin abbia bisogno di alzare la tensione fino a quei livelli. Quindi non penso ci sarà un intervento diretto. Sono le operazioni che Putin fa, da un lato per saggiare le reazioni della Nato e dell’Occidente, dall’altro, in modo propagandistico, per reggere le situazioni di tensione interna che ci sono nel Paese. Lo abbiamo visto nel 2008 in Georgia, nel 2014 in Ucraina, con la Siria, con il Nagorno Karabakh. Quando lui ha una situazione di crisi interna che mina la sua popolarità personale fa qualche grande operazione all’estero che si vende tra la sua gente. Non è la prima volta, addirittura in passato ha fatto azioni militari senza annunciarlo.”
Quali possono essere le contromisure dell’Occidente. Solo sanzioni economiche?
“Innanzitutto azioni di tipo militare né l’Unione europea né la Nato possono pensare di farle, visto che l’Ucraina non è membro dell’Ue né della Nato. Non si può pensare di attivare un Articolo 5 per un paese non appartenente alla Nato. Se per qualche ragione l’Occidente decidesse di intervenire militarmente si metterebbero dalla parte del torto a livello di diritto internazionale. Questo offrirebbe un vantaggio a Putin di dire: “Mi accusate di violare il diritto ma siete voi a violarlo per primi”. Non è che l’Ue e la Nato non vogliono reagire militarmente, non possono. Le sanzioni economiche contro la Russia non sono una novità e potrebbero essere inasprite da questa situazione. Ma onestamente non penso possano portare a risultati concreti. Putin si gioca un’arma tattica nel breve periodo, per aumentare il consenso, ma non credo si tratti di una questione di portata strategica di medio-lungo periodo.”
Tra gli scenari possibili, alternativi a un conflitto aperto, potrebbe rientrare anche un cambio forzato di presidenza in Ucraina da parte della Russia?
“Io non credo. Putin sa benissimo che Zelensky non era del tutto chiuso al dialogo con la Russia quando si è insediato. L’opinione pubblica ucraina, però, è tutta contro la Russia, salvo quelle zone filorusse in Donbass. A Kiev, a Leopoli o a Odessa, Putin è malvisto. Mi sembra impossibile auspicare che ci sia un sovvertimento di governo o che venga eletto un presidente filorusso. La popolazione non lo voterebbe mai, anzi un’operazione del genere non farebbe altro che incattivire gli animi degli ucraini contro la Russia.”
La tensione di queste settimane può accelerare o rallentare il processo di adesione dell’Ucraina alla Nato?
“Il percorso di avvicinamento all’entrata nella Nato è complicato per l’Ucraina, così come per la Georgia. Entrambe hanno situazioni di conflitto aperto con la Russia, come il Donbass e la Crimea in Ucraina o l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud in Georgia. Quindi non vedo prospettive di breve termine per queste partnership Nato. Se così fosse l’Alleanza Atlantica sarebbe impegnata immediatamente nell’attivazione dell’Articolo 5 e dovrebbe intervenire militarmente per cacciare i russi dalla Georgia e per tenerli lontani dal Donbass. Ed è l’ultimo dei problemi che la Nato vuole avere in questo momento. Poi dentro la Nato ci sono spinte anti russe molto forti da sempre, però è necessario tenere un certo equilibrio. Il problema vero è che la concentrazione di forze che Putin sembra aver messo ai confini con l’Ucraina, è tale che la Nato insieme a Kiev rischiano di non poter neanche militarmente opporsi. Quindi si fa un’adesione accelerata alla Nato e poi scoppia la guerra che non si è in grado di combattere.”
Quindi nonostante le forti volontà popolari in Ucraina, sembra lontana dall’ingresso nell’Alleanza…
“Penso che la Nato non accoglierà così rapidamente l’Ucraina, anche perché Kiev è un po’ meno avanti rispetto alla Georgia nel processo di riforme che viene richiesto e imposto dall’Alleanza ai Paesi che vogliono aderire. La Georgia già da qualche anno ha superato i parametri: sulla lotta alla corruzione, sulla democrazia parlamentare, sul sistema di equilibrio dei poteri o sul rispetto dei diritti umani, dove l’Ucraina è più indietro. Forzare l’adesione ucraina alla Nato, significherebbe anzitutto dover chiudere un occhio sulle condizioni della membership – e già sarebbe un problema – e poi aprirebbe un potenziale conflitto con la Russia. Non credo quindi che questo passaggio possa avvenire in tempi brevi.”