NEWS ANSA

Sito aggiornato alle 13:20 del 22 novembre 2024

HomeSport Panatta, Pietrangeli e quella Davis contestata: “Minacciati di morte solo perché andammo a giocare in Cile”

Panatta, Pietrangeli e quella Davis contestata: “Minacciati di morte solo perché andammo a giocare in Cile”

di Stelio Fergola13 Giugno 2014
13 Giugno 2014

DSC00609Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta (il primo e il terzo da sinistra, nella foto) hanno ricordato il trionfo in Coppa Davis del 1976, anno in cui l’Italia si impose, per l’unica volta nella sua storia, nel celebre torneo a squadre nazionali di tennis. L’occasione è stata una conferenza commemorativa tenuta ieri alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre, nel corso della quale si è ricordato anche il clima teso vissuto dai protagonisti, addirittura minacciati di morte da gruppi politici di estrema sinistra per il fatto di dover giocare la finale nel Cile allora governato da Augusto Pinochet. Alla celebrazione hanno partecipato il rettore dell’Università Mario Panizza (il quarto da sinistra) e il preside della facoltà di Scienze Politiche professor Francesco Guida (il secondo).
“Ricordo ancora la maglietta rossa di Panatta” ha dichiarato il rettore Panizza, mentre il professor Guida sottolinea il periodo storico, fatto anche di competizione tra i blocchi nel mondo sportivo, e di come fosse difficile per gli atleti italiani di allora competere.
“Il clima era rovente – racconta Panatta – c’era tutta una schiera di intellettuali, di sinistra estrema soprattutto (tra cui Dario Fo), contraria al fatto che dovessimo andare a giocare la finale nel Cile governato dalla dittatura di Pinochet. Il Coni intervenne solo formalmente ma non prese alcuna posizione, così la palla passò al Governo, guidato dall’allora Presidente del Consiglio Andreotti. Iniziò una vera e propria trattativa, le proteste si erano fatte davvero violente, c’era chi esponeva striscioni violenti come “Panatta sanguinario milionario come Pinochet””. Panatta, che in quel periodo abitava a Firenze, prosegue: “Addirittura alcuni amici mi chiedevano di non uscire di casa perché i gruppi di estremisti potevano essere pericolosi. Iniziò una trattativa e ci fu una svolta: Nicola era amico dell’onorevole Pirastu del PCI, che ci diede una mano”
Nicola Pietrangeli approfondisce polemicamente: “Io non mi occupo di politica, ma sentirsi dire “crepa brutto fascista, te e tutta la tua famiglia” è stato veramente duro. Minacciati di morte solo perché volevamo andare a giocare a tennis e vincere. Addirittura ci fu un dibattito in diretta su Rai 1 sull’opportunità o meno di andare. Alla fine, con fatica, siamo partiti scortati dalla polizia e siamo tornati con la coppa Davis quasi di nascosto. La vittoria sportiva, comunque, ha lenito la rabbia verso una parte del Paese che tifava contro di noi e che, col tempo, ha fortunatamente dimenticato e ricorda che, su quella coppa, c’è scritto il nome del nostro Paese”.
Pietrangeli ricorda anche il primo incontro con Panatta: “Giocai contro di lui nel 1970 ai Campionati italiani assoluti di Tennis, alla fine mia carriera, fu una sconfitta profetica – racconta divertito – il vecchio campione che perde con il nuovo”. Poco dopo lo avrebbe allenato, nel gruppo dei “Quattro Moschettieri” (Panatta, Bertolucci, Zugarelli, Barazzuti) per portare all’Italia un trionfo rimasto purtroppo unico.

Stelio Fergola

Ti potrebbe interessare

logo ansa
fondazione roma
Carlo Chianura
Direttore delle testate e dei laboratori
Fabio Zavattaro
Direttore scientifico
@Designed & Developed by Bedig