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Palmi, si suicida un giudice colluso con la ‘ndrangheta

di Maria Lucia Panucci16 Marzo 2015
16 Marzo 2015

toga-avvocatoE’ finita in tragedia l’esistenza di Giancarlo Giusti, ex giudice del Tribunale del riesame di Reggio Calabria, coinvolto in due inchieste delle Dda di Milano e di Catanzaro per i suoi presunti rapporti con esponenti della `ndrangheta. Si è impiccato nella sua abitazione di Montepaone, in un piccolo centro del Catanzarese dove viveva agli arresti domiciliari dopo la separazione dalla moglie. “Da un paio di mesi stava qui – ha detto un abitante del posto – era solo. Nessuno di noi lo conosceva, non lo abbiamo mai visto. Abbiamo saputo della sua morte solo tramite i giornali”.
A lanciare l’allarme è stato un parente di Giusti, allarmato perché il giudice non rispondeva alle sue telefonate. Ha trovato il cadavere nella tavernetta della villa dove Giusti abitava, una bifamiliare vicino il centro commerciale “Le Vele”, usata più che altro come casa vacanza. Per impiccarsi, secondo quanto è emerso dagli accertamenti eseguiti sul posto dai carabinieri del Reparto operativo di Catanzaro e della Compagnia di Soverato, il magistrato ha utilizzato un cavo che ha legato a un finestrone. Non ha lasciato alcun biglietto per spiegare i motivi del suicidio. Sarà ora l’autopsia a fare luce.
Non era la prima volta che Giusti tentava il gesto estremo. Ci aveva già provato nel carcere milanese di Opera il giorno dopo la condanna a quattro anni di reclusione inflittagli dal Tribunale di Milano per i suoi rapporti con la cosca Lampada della ‘ndrangheta, attiva nel capoluogo lombardo. Il 48enne, soccorso dalla polizia penitenziaria, era stato ricoverato in ospedale con prognosi riservata e a causa della sue precarie condizioni psicologiche aveva ottenuto gli arresti domiciliari. Era finito in manette il 28 marzo del 2012 con l’accusa di essere sostanzialmente a “libro paga” della cosca dei Lampada che, secondo l’accusa, non solo gli avrebbe offerto la possibilità di entrare nel giro di alcuni business ma avrebbe anche appagato quella che il gip di Milano, nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva definito una vera e propria “ossessione per il sesso”, facendogli trovare prostitute ed escort in alberghi di lusso milanesi.
Nel febbraio del 2014 a carico di Giusti fu emessa una nuova ordinanza di custodia cautelare, questa volta su richiesta della Dda di Catanzaro In questo caso al magistrato fu contestato di avere ricevuto 120 mila euro per favorire la scarcerazione di tre elementi di spicco della cosca Bellocco. Per Giusti l’accusa era di corruzione in atti giudiziari. La sentenza del Tribunale di Catanzaro doveva ancora arrivare ma probabilmente l’ex magistrato non ha retto alla prospettiva di una seconda condanna e si è tolto la vita.

Maria Lucia Panucci

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