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Ri-mozione Palestina, tra ironia e incredulità

di Nino Fazio02 Marzo 2015
02 Marzo 2015

Ri-Mozione Palestina, tra ironia e incredulità

Palestina sì, Palestina no. “Quer pasticciaccio brutto” della Camera dei deputati – forse un omaggio alla celebre canzone “La terra dei cachi” con cui il gruppo “Elio e le Storie tese” sbancò quasi 20 anni fa la kermesse sanremese – ha scatenato la satira e i corsivi delle penne più irriverenti del paese. Dalla critica niente premio, stavolta. Solo incredulità e indignazione per l’idea – tutta interna alla maggioranza – di approvare due mozioni contrastanti, riconoscendo, prima, e negando, subito dopo, il diritto alla sovranità del popolo palestinese.

“Mozione e rimozione”. Così titola Massimo Gramellini, cui va probabilmente la palma per la satira più efficace e illuminante della giornata. «L’Italia – scrive il vicedirettore de “La Stampa” – ha riconosciuto la Palestina per quasi cinque minuti, il tempo intercorso tra la mozione favorevole del Pd e quella irta di distinguo dei suoi alleati di centro». Poi – rassegnato all’idea che dall’estero ci vedano come «nei secoli infedeli» – suggerisce di «accettare il talento cialtrone che il mondo intero ci riconosce e continuare a esercitarlo con la professionalità che, almeno in questo campo, non ci è mai venuta meno».

“Paese da burletta”. Moni Ovadia, scrittore ebreo da sempre attento alle istanze palestinesi, è durissimo con l’Italia, “Paese da burletta”. Intervistato da “Il Fatto Quotidiano”, Ovadia liquida il sì alle due mozioni contrastanti come una situazione tipicamente italiana: «I palestinesi diranno che sono stati riconosciuti, gli israeliani diranno di no e l’Italia farà la solita figuraccia».

Una mancanza di serietà che scredita il nostro Paese e ci esclude dalle questioni geopolitiche più rilevanti. Ne è certo il giornalista de “La Stampa” Gianni Riotta che, in un tweet a caldo, imputa a “errori come quello delle 2 mozioni” l’assenza dell’Italia dal gruppo di negoziato con l’Iran e la perdita di importanza nello scacchiere mondiale.

Tu quoque! Allo scandalo grida anche Oscar Giannino, l’economista che alle elezioni del 2013 fu sbugiardato per aver candidato il suo alter ego, laureato, con tanto di Master a Chicago e una partecipazione allo Zecchino d’Oro. Sempre da Twitter, l’ex leader di “Fare per fermare il declino” ha commentato così l’accaduto: «Maggioranza-governo che votano sì a Palestina e ad Hamas ma anche no a entrambi non sfidano logica, ma le amare risate del mondo intero». Un po’ come lui due anni fa.

Nino Fazio

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