PALERMO – Si allargano gli sviluppi sull’inchiesta che, nell’aprile del 2023, portò all’arresto per corruzione e peculato della preside palermitana Daniela Lo Verde, nota per le sue battaglie antimafia, e del suo vice Daniele Agosta. I due furono accusati di essersi appropriati di pacchi alimentari acquistati con i fondi europei e destinati alla mensa dell’istituto Giovanni Falcone. Oggi, venerdì 4 ottobre, i magistrati dell’ufficio palermitano della Procura europea, hanno emesso un provvedimento di sequestro preventivo nei confronti di 11 persone, eseguiti dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo. Le ipotesi di reato sono falso, truffa e induzione indebita.
Presenze false e compensi indebiti
L’operazione, denominata “La Coscienza di Zen-O” ha portato alla luce un giro di interessi illeciti dentro l’istituto, un giro che ruotava attorno alla dirigente e coinvolgeva anche altri insegnanti e collaboratori. Le indagini hanno consentito di accertare come Lo Verde e Agosta – con la complicità e in concorso di insegnanti e collaboratori scolastici – attestavano lo svolgimento delle attività, di fatto mai realizzate o portate a termine solo in parte. Contestate, in particolare, firme false sulle presenze di alcuni insegnanti e di alunni dell’istituto. Le somme sequestrate costituiscono il denaro che gli indagati avrebbero percepito in maniera indebita per gli incarichi di esperto o tutor. Notificati poi sei avvisi di garanzia, oltre a 11 provvedimenti di sequestro di conti correnti per un totale di circa 20 mila euro.
La denuncia partita da un’ex insegnante
A denunciare che i progetti finanziati dall’Ue non fossero svolti in maniera corretta è stata un’ex insegnante della scuola Falcone dello Zen di Palermo. Secondo quanto emerge dall’inchiesta, i docenti erano soliti raccogliere le presenze degli alunni all’infuori delle ore di attività. Alcune insegnanti hanno riferito di essere state convocate dalla preside per mettere a posto le pratiche e per cercare, anche all’inizio dell’anno scolastico, di trovare le firme necessarie. Nella denuncia la professoressa, che adesso insegna in un’altra scuola, ha fornito anche audio WhatsApp nei quali le docenti raccontavano quanto accadesse.