L’icona Marilyn Monroe rivisitata in chiave ultra-pop, le famosissime lattine di Zuppa Campbell’s, le storiche bottiglie di Coca Cola, il Mao Tse-Tung in versione fumetto. Sono oltre 180 le opere di Andy Warhol, padre assoluto della Pop Art, che si potranno ammirare a partire da domani al Palazzo Sant’Elia di Palermo. Fino al 7 gennaio i più celebri capolavori dell’artista statunitense saranno esposti nella mostra “Andy Warhol – L’Arte di essere famosi”. Un numero importantissimo di tele, che permetteranno agli appassionati di Pop Art di ricostruire il percorso che ha rivoluzionato l’arte contemporanea.
Ma soprattutto l’esposizione di Palazzo Sant’Elia porterà per la prima volta agli occhi del pubblico molte opere inedite, realizzate dall’artista tra il 1957 e il 1987, anno della morte. Spiccano i “Dollar Bills”, la serie di tele in cui il genio di Warhol immortala niente altro che banconote da un dollaro. Dietro la scelta dell’artista quello che appare essere il vero nucleo del pensiero espressivo del padre della Pop Art: “Comprare è molto più americano di pensare – scrive Warhol -. Gli americani non sono così interessati a vendere: preferiscono buttare via piuttosto che vendere. Quello che amano veramente è comprare: gente, denaro, paesi”.
L’arte di Warhol si concentra su una critica degli effetti che la civiltà dei consumi produce sull’essere umano. Sotto la lente dell’artista finisce proprio il modo in cui gli oggetti banali del consumo di tutti i giorni ci assediano, si proiettano su di noi e in cui noi finiamo per rispecchiarci, alla ricerca di un’identità perduta. Ad essere rivoluzionario è anche lo stesso metodo di pittura usato dall’artista: Warhol è il primo a portare su tela la tecnica della serigrafia e dello stencil. Le opere, provenienti dalla Rosini Gutman Collection, abbracciano gran parte dell’intero percorso artistico ed iconografico dell’artista: dal Gold Book, realizzato da Warhol in occasione di una delle sue prime personali di successo alla Bodley Gallery di New York, nei primi anni Cinquanta, alle note rivisitazioni di Mick Jagger, Liza Minnelli e Joseph Beuys.