Valido il matrimonio tra Huma, una ragazza quattordicenne cristiana, e il suo rapitore Abdul Jabbar. Così hanno stabilito Muhammad Iqbal Kalhoro e Irshad Ali Shah, i giudici dell’Alta Corte pakistana del Sindh a Karachi. Nonostante Huma sia minorenne, il matrimonio tra la ragazzina cristiana e il suo rapitore resterebbe valido: secondo la sharia, la legge islamica, dopo il primo ciclo mestruale una bambina di qualsiasi età può contrarre matrimonio. Nessun valore è stato dunque attribuito al Child marriage restraint act, legge che vieta – o vieterebbe – le unioni con i minori, entrata in vigore nel 2014.
“È l’ennesima sconfitta della giustizia e l’ennesima riprova che lo Stato non considera i cristiani dei cittadini pachistani”. È il commento addolorato rilasciato alla associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre da Nagheena Younus, dopo l’udienza sul caso della figlia.
Vergogna #Pakistan! Per l’Alta Corte del Sindh il matrimonio tra la 14enne cristiana #HumaYounus e il suo rapitore è valido. Ignorata la legge dello Stato e applicata la #Sharia per la quale dopo primo ciclo mestruale una bambina può contrarre matrimonio > https://t.co/vcTj3DAB24 pic.twitter.com/txTKTXcpPj
— ACS-Italia (@acs_italia) February 3, 2020
Huma è stata rapita il 10 ottobre scorso: “Speravamo che la norma potesse essere applicata per la prima volta in questo caso – afferma la avvocato Tabassum Yousaf – ma evidentemente in Pakistan queste leggi vengono formulate e approvate soltanto per accreditare il Paese agli occhi della comunità internazionale, chiedere fondi per lo sviluppo e commerciare gratuitamente i prodotti pachistani nel mercato europeo”.
Oggi la ragazza sarebbe dovuta essere in aula ma si sospetta che glielo abbiano impedito: il poliziotto incaricato delle indagini potrebbe essere addirittura complice del rapitore di Huma. La prossima udienza è fissata per il 4 marzo. La decisione dei giudici di ritenere il matrimonio valido annulla qualsiasi possibilità che Jabbar venga punito per i reati di rapimento e matrimonio forzato.
“La sentenza di stamattina getta un’onta sul sistema giudiziario pachistano – commenta Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia – È inimmaginabile che si possa far prevalere la sharia sulla legge di Stato. Noi esprimiamo tutta la nostra indignazione, ma al tempo stesso non ci arrendiamo. Per Huma e per le oltre mille ragazze e perfino bambine che in Pakistan ogni anno vengono rapite, stuprate, convertite con la forza all’Islam e costrette a sposare il loro rapitore. Ma apprendiamo oggi che tutto è lecito, perché in Pakistan anche una bambina di otto o nove anni che ha già avuto le mestruazioni, può essere legalmente data in moglie”.