BRUXELLES – I Paesi Ue hanno bloccato l’accordo politico, raggiunto in via provvisoria il 13 dicembre, sulle nuove norme a tutela dei rider e dei lavoratori delle piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo. Lo riferisce la presidenza di turno della Spagna. Gli ambasciatori dei Ventisette, riuniti questa mattina, 22 dicembre, a Bruxelles, non hanno trovato la maggioranza necessaria, non sottoponendo al voto il dossier. A quanto si apprende, Parigi guida un fronte nutrito di capitali che hanno espresso riserve sull’intesa.
Le regole della mancata intesa
Il disegno di legge approvato a dicembre puntava a garantire una classificazione corretta dello stato occupazionale dei rider, inquadrati come dipendenti in presenza di determinate condizioni. Infatti, almeno 5,5 milioni di persone che svolgono le loro mansioni tramite piattaforma potrebbero essere erroneamente classificati come autonomi, non godendo quindi di importanti diritti lavorativi e di protezione sociale. Le nuove regole introducevano una presunzione di rapporto di lavoro dipendente che scattava quando erano presenti due indicatori di controllo o di direzione su un elenco di cinque. La presunzione poteva essere fatta valere dal lavoratore e ribattuta dalla piattaforma, solo se dimostrato che il rapporto contrattuale non fosse un rapporto di lavoro. Le nuove norme proibivano, inoltre, alle piattaforme di trattare determinati tipi di dati personali.
Le reazioni politiche sulla questione
Sulla questione, il vice presidente di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi, ha dichiarato: “Chiediamo al governo italiano di rendere nota la posizione del nostro paese all’interno di questa delicata trattativa. Ci auguriamo che l’accordo politico venga portato a termine e che l’Europa non rinunci a dare questo segnale di giustizia sociale”. Dello stesso avviso anche la vicepremier seconda e ministra del Lavoro spagnola, Yolanda Díaz, che ha twittato: “Le lavoratrici delle piattaforme digitali meritano diritti. La direttiva promossa dalla presidenza spagnola garantisce nuovi diritti per 30 milioni di lavoratori, ma l’estrema destra e i liberali ne hanno impedito l’approvazione. Continueremo a lavorare per una vita migliore”.
Il testo passerà ora nelle mani del Belgio, che dal 1° gennaio assumerà la presidenza dei Paesi Ue e potrà riaprire i negoziati.