Pablo Trincia, inviato delle Iene e giornalista, ha costruito con Alessia Rafanelli Veleno, la prima docu-serie basata esclusivamente su contenuti audio. Realizzati con la collaborazione della testata la Repubblica, i sette episodi settimanali (di 35 minuti l’uno) si concentrano su un caso investigativo di vent’anni fa che ha coinvolto bambini e genitori satanisti, e che ha portato a molteplici processi penali.
Com’è nata l’idea di creare una docu-serie sotto forma di podcast, appunto Veleno, al quotidiano la Repubblica?
«L’idea, in realtà, è stata mia. Avevo proposto a più soggetti l’iniziativa, ma nessuno l’aveva accettata. La Repubblica, invece, è stato l’unico giornale che vi ha visto del potenziale e, dopo aver effettuato delle verifiche su quanto raccontato dall’inchiesta, ha accolto il progetto. Anche perché il podcast è un fenomeno molto diffuso negli Stati Uniti: è una nuova forma di comunicazione».
In base a cosa avete scelto l’argomento da trattare?
«All’inizio volevamo semplicemente realizzare una serie audio di genere true crime. Su Google abbiamo fatto diverse ricerche, scartato storie, fino a quando non ci siamo focalizzati su casi di satanismo (ciò che racconta Veleno). E così ci siamo imbattuti in questa storia che aveva tutti gli ingredienti per essere considerata pazzesca – dal falso ricordo alla psicosi di massa, per citare degli esempi».
Qual è stata la risposta degli utenti?
«Qualcosa di travolgente. Fin da subito abbiamo raggiunto centinaia di migliaia di download, nonostante il formato sia ancora poco conosciuto nel Paese. A sorprendere, però, è che molti degli utenti non siano abituali ascoltatori di podcast. È chiaro, quindi, che la serialità ha dato una grossa mano: oggi è parte della cultura visiva di tutti (basti pensare a Netflix). Veleno, comunque, è un prodotto nuovo per il mercato italiano».
Avete già pensato di proporre una seconda stagione?
«Sì, stiamo valutando una serie di storie da analizzare. Andremo avanti e consolideremo questa esperienza. Per me il podcast è la forma di comunicazione più bella che ci sia».