Giulia ha 24 anni e fa la studentessa. Fino a poco tempo fa la sua vita si divideva tra palestra e cibo. Non vedeva altro. Dalla mattina alla sera pensava a quello che avrebbe mangiato durante la giornata. Dovevano essere “solo cose sane”, preferibilmente riso e verdure. Per evitare di essere costretta a mangiare qualcosa di “non sano” era arrivata a rifiutare le uscite con gli amici. Quello che all’inizio era sembrato uno stile di vita virtuoso era diventato una forma di schiavitù. Una dipendenza. Dopo aver affrontato un lungo percorso di psicoterapia, Giulia ora è guarita. Ora è consapevole che la sua vita non poteva ruotare attorno al cibo.
Sara è una donna di 35 anni che aveva iniziato a coltivare sulla sua terrazza le verdure di cui si nutriva. Nel tempo aveva selezionato sempre di più la sua alimentazione ma soprattutto la sua vita sociale. Anche per lei uscire con gli amici era diventato un inferno per il rischio di doversi confrontare con il cibo. Il corpo le aveva presentato il conto: dalle analisi cliniche erano emerse alterazioni, ma soprattutto a risentirne era il suo umore. Un percorso terapeutico l’ha aiutata a recuperare la sua vita relazionale. Nel tempo ha ripreso a concedersi anche dei cibi che reputava proibiti.
Quella di Giulia e Sara è anche la storia di Luca, un personal trainer di 26 anni che passava la vita tra palestra e pianificazione dei pasti. La sua dieta “proteica” era un un vero e proprio stile di vita. Mangiava sempre ai soliti orari, la sua routine non poteva cambiare. I video sui social media lo hanno manipolato. Quando aveva un momento di riposo entrava su Instagram e confrontava la sua dieta con quelle proposte online. Fino a quando ha deciso di dire basta.
Il rapporto con il cibo
Giulia, Sara e Luca erano ortoressici, malati di una vera e propria forma di dipendenza dal cibo. Solo che mentre anoressia e bulimia sono all’onore della cronaca quotidiana, l’ortoressia rappresenta la faccia nascosta dei Disturbi del comportamento alimentare
Il soggetto che soffre di ortoressia utilizza diete “miracolose”, diete “detox”, diete “monocibo”, stili alimentari particolari nel tentativo di prevenire malattie e vivere più a lungo. Dal momento che non è ancora valutato come disturbo, si sono affermati in Italia gli studi di Lorenzo Maria Donini, ordinario di Alimentazione e Nutrizione alla Sapienza di Roma, che ha proposto uno strumento di valutazione per l’ortoressia: le tabelle ORTO-15. “Il primo a definire questo comportamento è stato Steven Bratman, dietologo statunitense, nel 1997. Si tratta di una tendenza nata come bilanciamento al cibo spazzatura”, spiega la nutrizionista Mariantonietta Fabbricatore.
Un comportamento latente e occulto
Nessuno riconosce questa patologia, neppure chi ne soffre: è un disturbo silente. Proprio dalla latenza deriva però la sua pericolosità. Il soggetto, come abbiamo visto dalle storie di Giulia, Sara e Luca, ha la sensazione di condurre uno stile di vita “sano”; tuttavia, dietro l’apparente perfezione, il vortice dell’inadeguatezza è sempre più profondo.
Il disturbo infatti non danneggia l’aspetto fisico. Rispetto ad anoressia e bulimia, “differisce per la focalizzazione, che riguarda la qualità e non la quantità del cibo”, spiega Fabbricatore. Ma “dal punto di vista nutrizionale potrebbe portare alla malnutrizione”, avverte.
La malnutrizione è dovuta all’esclusione di intere classi di alimenti per la loro presunta impurità. Senonché, evitare un numero elevato di alimenti vuol dire mangiare in maniera poco equilibrata. Il disturbo diventa “patologia”, dice Fabbricatore, “quando influenza il repertorio comportamentale dell’individuo che tende all’isolamento sociale”. L’eccessiva preoccupazione per la qualità e la purezza del cibo “possono provocare ansia, depressione e disagi nella vita sociale e lavorativa di chi ne è affetto”, spiega lo psicologo Enrico Prosperi.
In Italia, il Ministero della Salute stima circa 300mila ortoressici, in prevalenza uomini. Questo dato mostra una differenza con gli altri Disturbi del comportamento alimentare che coinvolgono nove volte su dieci soggetti femminili.
La spiritualità della cucina
Gli esperti tendono a parlare di “spiritualità della cucina” poiché la persona affetta da ortoressia spende la maggior parte del suo tempo per pianificare, acquistare, preparare e consumare i pasti.
Alla base c’è una questione psicologica. “Oggi mancano alcuni fattori di aggregazione, e queste persone identificano la spiritualità con il proprio stile alimentare. Questo tipo di atteggiamento nei confronti del cibo li fa sentire in una dimensione superiore”, spiega la dietologa. “Le persone affette da ortoressia ricercano una sorta di ritualità da mettere in pratica”, aggiunge Prosperi. Si stima che il 78% dei soggetti pianifica meticolosamente i propri pasti, il 76% diserta gli appuntamenti galanti e il 72% rinuncia alle uscite con gli amici.
Predisposizione e psicologia
Non tutte le persone che hanno un’alimentazione sana potrebbero sviluppare un disturbo; per gli esperti c’è una predisposizione psicologica e lavorativa. Prosperi e Fabbricatore concordano nel dire che i soggetti maggiormente esposti allo sviluppo della patologia sono “coloro che lavorano nel settore dell’alimentazione e del fitness”. La causa principale deriva dai fattori psicologici predisponenti, quali “caratteristiche di personalità come il perfezionismo, il nevroticismo, i tratti ossessivo compulsivi, l’insoddisfazione corporea”, motiva lo psicoterapeuta. Il consiglio per questi soggetti è quello di rivolgersi agli esperti e intraprendere “un approccio interdisciplinare con psicoterapie cognitivo-comportamentali che aiutano il soggetto a lavorare sull’ansia e le difficoltà relazionali, oltre che iniziare un percorso di consapevolizzazione”, aggiunge.
La fitspiration e l’ortoressia
“I social incoraggiano ideali corporei non realistici e un’alimentazione eccessivamente salutistica”, commenta Prosperi. Al giorno d’oggi si dà una grande importanza al concetto di perfezione connessa alla magrezza. Questo elemento è acuito dall’uso eccessivo dei social. Ormai, spopola la “Fitspiration”. Come spiega lo psicoterapeuta, “la fitness inspiration consiste in immagini e testi che consigliano di seguire uno stile di vita sano e ciò porta a una uniformità di comportamenti simili alla thinspiration, ovvero esempi di uno stile di vita basato sul disturbo”. Ovviamente i soggetti che vengono attratti da modelli fitness sono coloro che hanno una maggior “insoddisfazione corporea e attuano un continuo confronto fisico con gli altri”, spiega Fabbricatore. Come Giulia, Sara e Luca, che hanno sofferto ma poi avuto il coraggio di chiedere aiuto e la forza di combattere e sconfiggere il male oscuro del “mangiare sano”.