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Orsi abbattuti e orsi salvati. Polemiche e accuse dopo la morte di Daniza, uccisa in Trentino dal sonnifero

di Cecilia Greco12 Settembre 2014
12 Settembre 2014

orsa-620x350E’ finita l’avventura di Daniza, l’orsa che per quasi un mese è sfuggita insieme ai suoi due cuccioli alle trappole poste dalla Provincia di Trento. La sua latitanza era iniziata il giorno di Ferragosto quando nei boschi di Pinzolo, Trento, aveva ferito un cercatore di funghi ed è terminata ieri, con una fatale dose di anestetico. Dal momento dell’aggressione è stata polemica sul da farsi: ucciderla, catturarla, lasciarla libera e rispettare la sua natura. Sì perché è risaputo, non ci si avvicina ad una mamma con i cuccioli, soprattutto se è un orsa, libera, nel suo habitat.
Daniza, nata in Slovenia, era arrivata in Trentino nel 2000 con il progetto di reintroduzione dell’orso “Life ursus”, finanziato dalla comunità Europea e da subito aveva fatto parlare di sé per le sue incursioni nei pollai e per il record dei suoi 15 cuccioli. Ancora più famosa era diventata dopo l’aggressione, tanto da dividere l’opinione pubblica. Nell’ultimo mese l’hashtag #iostocondaniza era tra i più cliccati e ogni giorno sui social veniva creata una nuova petizione per tutelare la libertà e l’integrità dell’orsa. D’altra parte, come in ogni vicenda, c’era chi invece sosteneva la necessità della sua cattura, nell’ultimo periodo Daniza era diventata più violenta e famelica per lo stress causato dagli inseguimenti.
Ora mamma orsa è morta, uccisa da un anestetico che ha da sempre dimostrato grandi limiti. Già nel 2008 un orso che frugava in un cassonetto dell’immondizia era stato narcotizzato e non si era più svegliato e ancora nel 2012 un esemplare era deceduto dopo una dose iniettata per il cambio del collare.
Nonostante i contrasti la decisione era stata presa, Daniza doveva essere catturata e poi rinchiusa in un centro faunistico.
Quello che è accaduto ieri, non solo ha dimostrato l’inutilità delle proteste ma ha demolito il senso di tutto il progetto di ripopolazione che dal 2002 ha portato gli orsi, in Trentino, da 11 a 43 esemplari. Che valore ha incrementare la presenza di esemplari liberi sulle nostre montagne se non si fa di tutto per tutelarli e per lavorare su una convivenza pacifica con gli uomini? Che senso ha lasciare i due cuccioli nei boschi se non sono in grado di provvedere a se stessi e se un giorno diventeranno grandi e rappresenteranno lo stesso “problema” della mamma?
In un’intervista su La Repubblica, Vittorio Ducoli, direttore del parco Paneveggio Pale di San Martino, ha chiarito che non hanno avuto il tempo di apprendere dalla madre come sopravvivere sulle montagne e che quindi sono esposti a grandi rischi.
Il Corpo Forestale dello Stato ha tenuto a precisare che nessun suo appartenente ha collaborato alla cattura e ha aperto un’indagine, ipotizzando reati di maltrattamento di animali e uccisione senza un motivo reale. Già ad agosto la Forestale aveva manifestato al ministero dell’Ambiente e al presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, grande perplessità sull’iniziativa della Provincia di catturare e isolare in una struttura Daniza senza i propri cuccioli.
Ora si cerca un colpevole. Il WWF, L’Enpa, ente nazionale protezione animali, e Legambiente chiedono le dimissioni del presidente Rossi e del ministro dell’Ambiente. Nel mondo politico non ha colore unico lo sdegno manifestato per l’accaduto.
In Italia ora, vivono non più 100 esemplari divisi in due sottospecie, l’orso bruno marsicano e quello europeo. Da sempre il rapporto con questi animali e l’uomo è stato controverso e non privo di criticità. L’orso può avvicinarsi ai centri abitati, può, come ha fatto Daniza, attaccare pollai e mangiare pecore, ma non per questo deve essere condannato. Dovrebbe essere l’uomo invece, a creare una condizione per coabitare e tenere lontani, quanto basta, gli esemplari dai centri abitati. Un buon esempio di convivenza potrebbe essere rappresentato dall’orsa Gemma, abitante del parco nazionale d’Abruzzo e curiosa ospite del borgo di Scanno. La proposta arrivata negli ultimi giorni sulla scrivania del sindaco è quella di conferirle la cittadinanza onoraria a dispetto della petizione firmata da alcuni abitanti per allontanarla dal paese. Il primo cittadino ha accolto, non senza stupore l’iniziativa, affermando che:”da tempo stiamo lavorando con atti ufficiali e delibere per tutelare la presenza dell’orso sul nostro territorio”.
Non resta che sperare che la morte di Daniza serva da insegnamento e che non sia il preludio del tramonto della presenza degli orsi nel nostro paese.

Cecilia Greco

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