“Il santo Popolo di Dio ci guarda e attende da noi non semplici e scontate condanne, ma misure concrete ed efficaci da predisporre. Ci vuole concretezza”. Con queste parole papa Francesco ha aperto, in Vaticano, l’inedito summit sulla pedofilia al quale partecipano i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo.
Dalle 9 di questa mattina, fino al 24 febbraio, presso l’Aula nuova del Sinodo si terranno ben nove relazioni, una celebrazione penitenziale e una messa conclusiva. Questa mattina è intervenuto anche il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila.
“La mancanza di risposte da parte nostra alla sofferenza delle vittime – ha detto Tagle visibilmente commosso – ha lacerato la nostra gente, lasciando una profonda ferita nel nostro rapporto con coloro ai quali siamo stati inviati a servire”.
Intanto non mancano le proteste delle vittime di abusi, che si sono riunite fuori dalle mura del Vaticano per chiedere di poter incontrare personalmente il Santo Padre. Prima del summit, il Comitato organizzatore ha incontrato un gruppo di rappresentanti di vittime, ma alcune sono rimaste escluse, come Peter Saunders, ex membro della Pontificia commissione per la tutela dei minori.
All’incontro “erano presenti 12 persone, uomini e donne – ha affermato il direttore ad interim della Sala Stampa vaticana, Alessandro Gisotti – provenienti da diverse aree del mondo e appartenenti a diverse organizzazioni”.
La tutela delle vittime è un punto cardine del summit. Dopo il discorso introduttivo di papa Francesco, sono state proiettate le prime video-testimonianze di coloro che hanno subito abusi: un uomo proveniente dal Sud America, una donna africana, un uomo dell’Europa dell’Est.
“L’abuso sessuale lascia conseguenze tremende a tutti, le conseguenze sono evidenti, sotto tutti gli aspetti”, ha detto il primo testimone, un uomo cileno. Una donna africana ha raccontato che dall’età di 15 anni ha avuto relazioni sessuali con un prete. “Questo è durato per 13 anni. Sono stata incinta tre volte e mi ha fatto sempre abortire. Ogni volta che mi rifiutavo di avere rapporti sessuali con lui, mi picchiava. Sento di avere una vita distrutta”.
Il Pontefice, già ieri, ha incontrato Michal Lisinski, ex vittima che gli aveva consegnato una relazione sul fenomeno degli abusi nella Chiesa polacca e un elenco dei vescovi locali che avrebbero cercato di occultarla. Francesco ha promesso alla donna il suo aiuto. Un primo passo verso la concretezza di cui proprio il Papa ha parlato, un primo passo per sconfiggere “la piaga degli abusi sessuali perpetrati da uomini di Chiesa a danno dei minori” e ascoltare “il grido dei piccoli che chiedono giustizia”.