L’inchiesta su Open, la fondazione istituita per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi – tra cui la Leopolda – si allarga a macchia d’olio. Alle indagini per riciclaggio e traffico di influenze illecite si aggiunge da ieri quella sul finanziamento illecito ai partiti.
Iniziata due mesi fa, con le prime perquisizioni all’avvocato Alberto Bianchi, fondatore e presidente di Open, l’indagine ha coinvolto anche l’imprenditore e amico storico di Matteo Renzi, Marco Carrai, da ieri inserito nel libro degli indagati. La Guardia di Finanza, sotto ordine dei pm, ha eseguito oltre 30 perquisizioni.
Per gli inquirenti Open avrebbe funzionato come articolazione di partito venendo impiegata, dunque, come strumento di finanziamento illecito. Sotto esame le operazioni relative alle primarie 2012 e al ‘Comitato per Matteo Renzi segretario’. Gli investigatori, infatti, avrebbero individuato legami, ipotizzati come anomali, tra le prestazioni professionali, rese da Bianchi e collaboratori del suo studio, e i finanziamenti avuti dalla Open.
Il primo passaggio di denaro sotto indagine è quello che coinvolge il gruppo di costruzioni Toto. Nell’agosto del 2016 Bianchi, a fronte di una fattura emessa per prestazioni professionali, avrebbe ricevuto dal gruppo Toto un pagamento di oltre 800mila euro, denaro che per l’accusa sarebbe stato in parte usato per finanziare Open, sui cui conti Bianchi versò 200mila euro il mese successivo.
Altri 200 mila euro sarebbero stati versati al Comitato per il Sì al referendum sulla Costituzione. Nello stesso anno lo studio Bianchi avrebbe ricevuto dal gruppo Toto circa 2 milioni per prestazioni professionali. Al vaglio i rapporti tra la fondazione e l’imprenditore Patrizio Donnini, che a sua volta, sempre nel 2016, avrebbe ricevuto dal gruppo Toto oltre 4 milioni di euro in parte con operazioni di compravendita di quote societarie effettuate dalla società immobiliare Immobil Green.
Matteo Renzi si difende dalle accuse e definisce “Open” un modello di trasparenza: “Entrate e Uscite di #Open tutte tracciate. Magari le altre fondazioni fossero tutte così”, scrive su Twitter. E su Facebook attacca la Magistratura: “Chi decide oggi che cosa è un partito? La politica o la magistratura? Perquisire a casa e in azienda, all’alba, persone non indagate che hanno dato lecitamente contributi alla fondazione Open è un atto senza precedenti nella storia del finanziamento alla politica”.