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Renzi all’Onu: pronti ad un ruolo guida in Libia. Sul governo di Assad gelo tra Obama e Putin

di Raffaele Sardella30 Settembre 2015
30 Settembre 2015

russia

L’Italia è pronta a ricoprire un “ruolo di guida per la stabilizzazione dela Libia”. Lo ha detto ieri a New York il premier Matteo Renzi, parlando all’assemblea delle Nazioni unite dedicata alla crisi dei migranti. La Siria, al centro del dibattito tra Russia e Stati uniti sulla strategia d’intervento, non è una priorità per il nostro Paese che, tuttavia, “è pronto a fare la sua parte all’interno di una coalizione globale” chiarisce Renzi. “Se il governo libico ce lo chiede – invece – l’Italia è pronta a scendere in campo”. Renzi non nasconde che l’ex colonia, da cui arriva il 30% del nostro gas, sia un tassello strategico nello scacchiere internazionale degli interessi del Paese. “E’ importante che i libici sappiano che non sono soli – ribadisce Renzi – e che tutte le parti in causa aspirino ad una pace duratura.” Il presidente del Consiglio ricorda poi il ruolo europeo nel fronteggiare la minaccia terroristica: “Bisogna avere coraggio di guardare in faccia la realtà: l’Isis è un nemico pericoloso alle nostre porte” a cui, oltre alle missioni militari, bisogna opporre un “progetto educativo” per estirpare “i suoi semi malvagi.”

 

Ma è stato il presidente Russo Vladimir Putin il vero protagonista del vertice Onu. Suo il merito del rinnovato slancio della guerra al Daesh, utile anche a lasciare in secondo piano la questione ucraina. Nel suo discorso Putin auspica la nascita di “una coalizione internazionale come quella che si creò contro Hitler durante la Seconda guerra mondiale” e propone una risoluzione Onu per coordinare le forze che combattono l’Isis e altri gruppi terroristici. Il sostegno al governo siriano di Bashar al-Assad, che per Putin “è l’unico in grado di sconfiggere l’Is” è indispensabile per portare avanti la lotta ai terroristi. Su questo punto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha gelato il Cremlino, chiarendo che sarebbe un errore sostenere dei “tiranni come Assad” perché l’alternativa è molto peggio. “Assad ha brutalizzato il suo popolo – ha concluso Obama – una soluzione in Siria deve essere la transizione a un nuovo leader. Emerge da fonti della Casa Bianca che i due leader, che hanno proseguito i colloqui per 95 minuti a porte chiuse, hanno convenuto l’adozione di una piattaforma di comunicazione per “evitare conflitti militari tra di loro nella regione.” Al momento Mosca fornisce aerei ed elicotteri a piloti siriani, ma non partecipa ufficialmente ai raid che, secondo Putin, sono “illegali”. La Russia “è aperta alla possibilità di partecipare alla campagna aerea contro l’Isis in Siria” solo se ci sarà una risoluzione Onu in tal senso, aggiunge Putin, che non manca di sottolineare come Obama e Hollande non possano decidere sul futuro del Paese dal momento che non sono cittadini siriani. Nel complesso, al di là delle stoccate e delle accuse reciproche, il vertice di New York è stato un successo per la Russia, che ha riaperto il dialogo con l’occidente dopo un lungo periodo di isolamento. “Putin ha vissuto due giorni straordinari – confessa l’ex ambasciatore Usa a Washington Micheal McFaul – Rischava di essere inchiodato sulla crisi ucraina e invece è riuscito a far parlare solo di Siria. E tutti a pendere dalle sue labbra!”.

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