Il Governo va sotto due volte, ma il reato di omicidio stradale ottiene il primo via libera da Palazzo Madama. Larghissima la maggioranza nel voto finale (163 sì, 65 astenuti e appena 2 no), dopo che è stata stralciata tutta la parte sulla nautica e sono state escluse anche alcune fattispecie stradali. Ora il disegno di legge – che unifica cinque proposte in un solo testo – dovrà passare alla Camera, ma il Governo e numerose associazioni hanno già espresso viva soddisfazione.
Fino a 27 anni per ubriachi e drogati. Fine della sostanziale impunità per chi provoca incidenti dopo essersi messo alla guida ubriaco o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La pena base per il nuovo reato di omicidio stradale va da 7 a 10 anni di carcere per chi ha nel sangue un tasso alcolemico compreso tra 0,8 e 1,5 milligrammi per litro. E’ compresa invece tra 8 e 12 anni per chi si è drogato oppure ha bevuto ancora di più. Le pene possono essere aumentate fino alla metà (e quindi fino a 18 anni) per chi non si ferma a prestare soccorso, e possono essere triplicate – con un massimo di 27 anni – per chi uccide più persone. Stabilito anche l’arresto obbligatorio in flagranza di reato in caso di incidenti con vittime e la sospensione obbligatoria della patente da 15 a 30 anni dopo la sentenza definitiva di condanna.
La norma “salva distratti”. Graziati invece da un emendamento Pd-M5S i conducenti sobri che provocano la morte di una o più persone commettendo gravi infrazioni, come passare col semaforo rosso, guidare contromano o sorpassare in corrispondenza di passaggi pedonali: in tali casi le pene resteranno quelle attuali. «Giusto distinguere nettamente tra chi guida drogato o ubriaco – ha provato a spiegare il senatore Carlo Giovanardi, di Ncd – e tragiche fatalità che possono capitare per distrazione. Vanno punite, ma non con la stessa severità». Il paradosso è che ora gli ubriachi che provocheranno solo dei feriti saranno puniti più severamente dei sobri “distratti”. E’ stato infatti introdotto anche il reato di lesioni stradali, che prevede una pena compresa tra 2 e 4 anni: più di quanto attualmente viene inflitto in media ai conducenti che hanno provocato incidenti mortali.
La soddisfazione del Governo. Immediati il tweet e poi il post su Facebook con i quali il premier Matteo Renzi ha espresso la sua soddisfazione e ricordato il suo impegno per l’introduzione del reato fin da quando era sindaco di Firenze. Al coro entusiastico si sono aggiunti anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano (Ncd), il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Riccardo nencini (Psi), le associazioni dei familiari delle vittime della strada e quella degli agenti della Polizia stradale. Più scettico il senatore Luigi Manconi (Pd), che in gioventù militò in Lotta continua: «Con tutto il rispetto – ha detto – c’era già il reato di omicidio volontario (ma la giurisprudenza lo ha sempre ritenuto non applicabile agli incidenti stradali, ndr), che prevede pene non inferiori ai 21 anni. Non c’era bisogno di duplicare, mentre sarebbe più urgente diffondere una più matura cultura della mobilità e della convivenza civile».
Alessandro Testa