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HomeCronaca Omicidio Giulio Regeni, iniziato il processo a Roma. Aggiornato al 18 marzo

Omicidio di Giulio Regeni
iniziato e subito aggiornato
un processo atteso otto anni

I genitori: "Un giorno importante"

Assenti i quattro 007 imputati

di Veronica Stigliani20 Febbraio 2024
20 Febbraio 2024
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I familiari di Giulio Regeni fuori dal tribunale di Roma | Foto Ansa

ROMA – Quella di oggi è “una giornata molto importante”, dicono i genitori di Giulio Regeni entrando nel tribunale di Roma. Dove oggi, 20 febbraio, è iniziato il processo ai quattro agenti della National Security egiziana accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore italiano nel gennaio del 2016. 

L’iter giudiziario è stato sbloccato grazie alla decisione presa dalla Consulta lo scorso settembre, quando si è dissolto lo stallo causato dall’assenza degli imputati: il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif. I quattro, però, non erano presenti in aula perché irreperibili. I magistrati del Cairo, infatti, si sono sempre rifiutati di fornire agli inquirenti italiani gli indirizzi degli imputati. Motivo che aveva portato la Consulta a esprimersi.

La Corte d’Assise riunita al tribunale di Roma | Foto Ansa

Dalle difese è stato chiesto di comunicare all’autorità egiziane che la sentenza della Consulta ha “fatto cambiare le cose, in modo da fare dichiarare al Cairo l’assenza di loro cittadini”. Inoltre, i legali hanno chiesto ai giudici di dichiarare la nullità del decreto che dispone il giudizio su una serie di questioni tra cui la indeterminatezza del capo di imputazione e il difetto di giurisdizione. Il giudice si è quindi riservato di decidere nella prossima udienza fissata al 18 marzo.

“Erano otto anni che aspettavamo questo momento. Finalmente speriamo che il processo possa partire”, ha commentato Alessandra Ballerini, avvocato dei genitori di Giulio.

Tra i testimoni politici e funzionari

Davanti alla Corte d’Assise sono chiamati a comparire anche personaggi che all’epoca dell’omicidio ricoprivano ruoli apicali nei servizi di sicurezza italiani. Tra i nomi figurano l’ex premier Matteo Renzi, l’ex ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, Marco Minniti, allora responsabile della autorità delegata per la sicurezza della Repubblica e tre capi dei servizi segreti che si sono succeduti nel tempo. Ma anche Elisabetta Belloni, all’epoca segretario generale della Farnesina e l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi.

Le parti processuali hanno chiesto di interpellare a piazzale Clodio anche l’attuale presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi. Mentre la Presidenza del Consiglio si è costituita parte civile, sollecitando un risarcimento di 2 milioni di euro in caso di condanna.

Un processo per “un orrendo crimine”

Nella stesura dell’atto di costituzione di parte civile, l’Avvocatura dello Stato ha specificato che quello di Giulio Regeni è stato “un orrendo crimine” che “ha colpito profondamente la comunità nazionale, per le incomprensibili motivazioni e per le crudeli modalità di esecuzione”. 

Giulio Regeni era un dottorando dell’Università di Cambridge, in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani presso l’Università Americana del Cairo. Rapito il 25 gennaio 2016, fu ritrovato senza vita il 3 febbraio, nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. Il suo corpo presentava evidenti segni di tortura, negata dalle autorità egiziane, che affermarono che lo studente era stato vittima di un incidente stradale. 

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Persone fuori dal tribunale di Roma | Foto Ansa

Il sospetto del coinvolgimento del governo egiziano nell’omicidio – secondo la procura di Roma dovuto alla convinzione degli agenti che Regeni volesse finanziare una rivoluzione – ha costituito motivo di forti tensioni diplomatiche tra Italia ed Egitto. La scarsa collaborazione del Paese africano e la poca chiarezza su cosa sia accaduto hanno ispirato l’ormai celebre, e ancora valido, slogan legato alla vicenda: “Verità per Giulio Regeni”.

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