Inizia oggi a Macerata l’udienza della Corte d’Assise a carico di Innocent Oseghale, il pusher accusato dell’omicidio di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana uccisa il 30 gennaio del 2018.
Prima dell’udienza, familiari e amici della ragazza hanno liberato in aria palloncini bianchi, rossi e verdi, alcuni a forma di cuore con la scritta Pamela. Sempre fuori dal tribunale, sono stati esposti striscioni con su scritto “Giustizia per Pamela”, “Pamela vive”.
Oseghale, il trentenne pusher nigeriano, è accusato di stupro, omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. La giovane si era allontanata il 28 gennaio dello scorso anno dalla comunità “Pars” di Corridonia, dove era ospite da qualche settimana per curare la dipendenza da stupefacenti. Il corpo senza vita e fatto a pezzi è stato ritrovato tre giorni dopo, il 31 gennaio, nel capoluogo marchigiano.
I difensori dell’imputato hanno presentato alla Corte un’eccezione di nullità e inutilizzabilità di alcuni accertamenti irripetibili compiuti durante le indagini preliminari per la mancata notifica a Oseghale in carcere.
In aula presenti anche i genitori di Pamela; Stefano Mastropietro e Alessandra Verni. La mamma prima dell’udienza ha cercato più volte, senza riuscirci, di incrociare lo sguardo di Oseghale. “Mi ha guardato? Non ha il coraggio” ha commentato.
Oseghale aveva fatto sapere ieri, attraverso il suo legale, di non essere stato lui a violentarla e a ucciderla. “Voglio pagare solo per quello che ho fatto, non per ciò che non ho commesso” ha detto.