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Omicidio Kim Jong-nam
Tossicologo: "Trovata dose
letale gas nervino su volto"

Il chimico malese testimone al processo

contro donne accusate dell'aggressione

di Marina Lanzone10 Ottobre 2017
10 Ottobre 2017

FILE - In this Feb. 13, 2017, file image made from footage from Kuala Lumpur airport security cameras obtained by Fuji TV, Kim Jong Nam, exiled half-brother of North Korea's leader Kim Jong Un, talks to airport security and officials after he was attacked at Kuala Lumpur International Airport, Malaysia. Two women - a Vietnamese and an Indonesian - have been arrested for allegedly coating their hands with the immensely toxic chemical agent VX and wiping them on the face of Kim at the airport. He died within hours. The women told officials from their embassies in Malaysia that they believed the entire operation was a harmless prank for a reality show. Malaysian police say the attackers knew what they were doing and had been trained to go immediately to the bathroom and clean their hands. (Footage from Kuala Lumpur airport security cameras obtained by Fuji TV via AP, File) [CopyrightNotice: Footage from Kuala Lumpur airport security cameras obtained by Fuji TV]

Una dose di nervino “agente Vx”, pari a 1,4 volte circa quella considerata letale, ha forse ucciso Kim Jong-nam, fratellastro maggiore del leader nord-coreano Kim Jong-un, morto il 13 febbraio scorso all’aeroporto di Kuala Lumpur, la capitale della Malesia.

«Non posso dire con certezza se questa dose l’abbia ucciso», avrebbe detto Raja Subramaniam, chimico del governo malese a guida del Center of Chemical Weapons Analysis e testimone del processo contro Siti Aisyah e Doan Thi Huong, le due donne accusate dell’aggressione.

Raja ha stimato in 0,142 milligrammi per ogni chilo di peso corporeo la dose potenzialmente letale: basterebbe il semplice contatto con la pelle per uccidere la maggior parte delle persone. Sul volto di Kim la percentuale ipotizzata è stata di 0,2 milligrammi per chilo. Inoltre, sono state trovate tracce negli occhi e su colletto e maniche del suo blazer, contaminato, forse, nel tentativo di asciugarsi il volto dopo l’assalto.

Infine il chimico malese si è giustificato spiegando perché non tutti i reperti fossero stati sottoposti a esami dalla corte: la polizia stessa gli chiese di restituire alcuni effetti personali di Kim, come blazer, borsa e catenina, dato che dovevano essere spediti in Corea del Nord.

 

 

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